
A 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 nella sua villetta di Garlasco, emergono nuove zone d’ombra che coinvolgono una famiglia insospettabile: i Cappa, zii e cugine della vittima. Nessuno è indagato, ma il loro ruolo torna sotto i riflettori. Chiave della casa, versioni che cambiano, telefonate che non risultano, e un incontro recente con Fabrizio Corona accendono nuovi sospetti. Un racconto complesso fatto di dettagli inquietanti, omissioni e un passato che continua a far discutere.
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La famiglia Cappa: chi sono e perché tornano sotto i riflettori
Ermanno Cappa, avvocato di spicco, era una figura “idealizzata” dalla nipote Chiara. Sua moglie, Maria Rosa, è la sorella del padre di Chiara, Giuseppe Poggi. Le figlie gemelle, Paola e Stefania, erano cugine della vittima. Un dettaglio emerso durante le prime indagini fu che i Cappa possedevano un duplicato delle chiavi della villetta di via Pascoli. Nonostante questo, nessuno di loro è mai stato formalmente indagato, né allora né nella nuova inchiesta che coinvolge Andrea Sempio come possibile co-autore del delitto, nonostante la condanna definitiva di Alberto Stasi. Tuttavia, la posizione della famiglia è sempre stata controversa. Rapporti familiari tesi, episodi non chiariti e dichiarazioni contraddittorie hanno contribuito a tenere accesa l’attenzione mediatica e investigativa attorno a loro. Il legame di sangue non ha mai escluso, per alcuni osservatori, la possibilità di una zona d’ombra familiare mai del tutto illuminata.

Telefonate mai registrate e versioni che cambiano
Una delle incongruenze più significative riguarda una telefonata che Stefania Cappa avrebbe fatto a Chiara il 12 agosto, giorno prima del delitto. All’inizio riferì di aver chiamato “verso mezzogiorno” per organizzare un incontro. Due giorni dopo la versione cambiò in “tarda mattinata”, fino a un generico “non ricordo” dopo cinque giorni. Ma nessuna telefonata risulta nei tabulati. Un dettaglio inquietante, che pone dubbi sulla veridicità del racconto. Nel frattempo, Paola Cappa, già fragile per una lotta contro l’anoressia e un tentato suicidio avvenuto appena due giorni prima dell’omicidio, rivelò in diretta televisiva di aver subito una violenza sessuale da bambina. Un fatto gravissimo, mai denunciato formalmente, e su cui non risultano indagini approfondite. Recentemente, in un messaggio vocale inviato all’amico Francesco Chiesa Soprani, Paola ha detto: “Fummo ingaggiate dai carabinieri di Vigevano per aiutare a incastrare Stasi”. Una frase che apre scenari delicatissimi.
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