
Contestazione in piazza, Conte e Schlein nel mirino: cos’è successo Quando Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra Italiana hanno annunciato una manifestazione nazionale a sostegno della causa palestinese, a Roma già si respirava l’aria delle grandi occasioni. Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni puntavano a un messaggio semplice ma ambizioso: unire le principali forze della sinistra italiana dietro lo slogan “Stop al massacro, via libera al riconoscimento dello Stato di Palestina”. L’appuntamento era fissato in piazza Vittorio, luogo simbolo della capitale multietnica; l’obiettivo politico, invece, era chiaro a tutti: mostrarsi compatti, guadagnare spazio mediatico e incassare qualcosa in vista delle prossime tornate amministrative.
Leggi anche: Il killer di Denisa e Ana aggredito in carcere: cosa gli hanno fatto
Leggi anche: Andrea Sempio, la rivelazione al padre 8 anni fa: cosa gli aveva confidato

Contestazione in piazza, Conte e Schlein nel mirino: cos’è successo
Fin dalle prime ore del mattino, però, era evidente che la giornata non sarebbe filata liscia. I pullman arrivati da tutta Italia scaricavano militanti e simpatizzanti, ma anche spezzoni di sigle extraparlamentari, collettivi universitari e attivisti della diaspora palestinese, tutti con agende e parole d’ordine proprie. Le bandiere tricolori del Pd sventolavano accanto alle cinque stelle gialle del movimento di Conte e ai vessilli verdi-rosso del cartello Avs, mentre intorno si agitava un mare di kefiah, drappi bianco-nero-verde della Palestina e striscioni dal retrogusto rivoluzionario. La premessa di un fronte progressista finalmente unito per Gaza si scontrava, insomma, con la dura legge delle piazze: chi la abita davvero non ama le mezze misure.

La contestazione scoppia tra fumogeni e cori
I primi fischi si sono sentiti appena il corteo ha mosso i passi. A urlare non era la “destra guerrafondaia” evocata negli slogan ufficiali, bensì i militanti pro-Palestina più radicali: Fronte Comunista (FC), Fronte della Gioventù Comunista (FGC), Collettivo Militant, Unione Democratica Arabo-Palestinese (UDAP) e Giovani Palestinesi d’Italia. Non appena sull’asfalto si sono allineati gli striscioni del Pd e del M5S, è partito un fuoco di fila di accuse: “Arrivate tardi!”, “Dove eravate mentre piovevano le bombe su Rafah?”, “Colpevoli di complicità con il genocidio!”. I fumogeni verdi e rossi hanno aggiunto un tocco drammatico alla scena, mentre un enorme drappo scarlatto campeggiava tra i palazzi con il messaggio inequivocabile: “Basta complicità con il genocidio, Italia fuori dalle guerre imperialiste”. Inutile dire che la coreografia (densa di fumi e cori improvvisati) ha attirato l’attenzione di turisti e passanti più della passerella dei leader. Chi sperava in un tranquillo bagno di folla ha capito in fretta che il bagno sarebbe stato, semmai, di realismo: in piazza non basta presentarsi, bisogna convincere chi la piazza l’abita da mesi.
Scopriamo tutti i dettagli nella pagina successiva