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Garlasco, ora è ufficiale: la notizia sul DNA di ignoto 3

Per anni è stato solo un frammento, una sigla tra tante nei faldoni di un caso che ha diviso l’Italia. Ora invece torna prepotentemente alla ribalta: si chiama “Ignoto 3” e potrebbe riscrivere tutto ciò che si credeva di sapere sull’omicidio di Chiara Poggi, la giovane trovata morta nella sua casa di Garlasco il 13 agosto 2007. Un dettaglio tecnico, sfuggito al clamore mediatico per oltre un decennio, è diventato oggi il fulcro di un’indagine che sta accelerando bruscamente.

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Le nuove analisi: esclusa la contaminazione

A dirlo non sono più solo periti e voci di corridoio. Secondo quanto rivelato dal Corriere della Sera, le analisi più recenti confermano che il DNA di “Ignoto 3”, isolato sul tampone oro-faringeo effettuato sul corpo di Chiara Poggi, non è frutto di contaminazione. Un’affermazione destinata a pesare come un macigno nell’inchiesta riaperta dalla Procura di Pavia, perché quel profilo genetico non appartiene a nessuno dei tecnici, investigatori o medici legali che entrarono in contatto con la vittima nelle prime ore successive all’omicidio.

Dna Y947: cosa sappiamo davvero

Con la sigla Y947 è stato registrato quel tracciato biologico che oggi fa tremare le certezze consolidate del processo. Le verifiche sono state meticolose: oltre trenta soggetti coinvolti nelle fasi iniziali dell’indagine sono stati sottoposti a controlli incrociati, con esito negativo. Nessuno di loro corrisponde al profilo di “Ignoto 3”. Una scoperta che sgombra il campo dall’ipotesi più comoda – quella della contaminazione accidentale – e apre la porta a uno scenario molto più inquietante.

Un profilo che non appartiene né a Stasi né a Sempio

Nel reperto analizzato – una garza prelevata dalla gola della vittima – sono stati individuati cinque profili genetici. Tre risultano illeggibili, uno è stato attribuito con elevata affidabilità a Ernesto Gabriele Ferrari, assistente del medico legale che eseguì l’autopsia. Ma il quinto è proprio “Ignoto 3”: non compatibile con Alberto Stasi, il ragazzo condannato in via definitiva nel 2015, e non appartenente nemmeno ad Andrea Sempio, l’amico della vittima attualmente unico indagato nella nuova inchiesta, con l’ipotesi di omicidio in concorso.

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