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Allarme in Italia, boom della malattia infettiva: a cosa fare attenzione

Allarme in Italia, boom della malattia infettiva: a cosa fare attenzione – Negli ultimi anni, la scabbia ha registrato un ritorno significativo nel nostro Paese, con un incremento dei casi fino al 750% in alcune aree. Questa malattia infettiva della pelle è provocata dall’acaro Sarcoptes scabiei, un parassita di dimensioni microscopiche capace di scavare gallerie nell’epidermide per deporvi le uova. Il sintomo principale è un prurito intenso, soprattutto durante la notte, spesso accompagnato dalla comparsa di papule sulle mani, piedi e genitali. La Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse (Sidemast) ha richiamato l’attenzione sul rapido incremento di questa patologia.

Scabbia: incremento allarmante dei casi in Italia, sintomi e misure di prevenzione

Secondo gli specialisti, la trasmissione della scabbia avviene quasi esclusivamente tramite contatto diretto tra persone. Il contagio attraverso animali domestici è da considerarsi un falso mito. Il rischio aumenta in presenza di viaggi frequenti, soggiorni in ambienti affollati e in contesti tipici dell’overtourism. La facilità di diffusione è dovuta all’elevata contagiosità della malattia.

Espansione della scabbia in Italia: dati e studi recenti

L’acaro, una volta depositate le uova, può colonizzare rapidamente altre aree del corpo e trasmettersi ad altri individui se non trattato. La scabbia non è correlata a scarsa igiene personale: chiunque può contrarla. La trasmissione richiede un contatto prolungato con una persona infetta, rendendo comuni i casi tra partner. Gli acari sopravvivono fino a tre giorni nei materassi, ma per proliferare necessitano della pelle umana; vestiti e biancheria rappresentano una via di trasmissione rara, mentre le piscine sono ambienti poco favorevoli a causa dell’umidità.

“Si sta registrando un preoccupante aumento di casi di scabbia”, sottolinea la Sidemast, pur specificando che i dati su scala nazionale sono ancora incompleti e il fenomeno potrebbe essere sottostimato. Studi recenti sulle regioni Emilia Romagna e Lazio evidenziano numeri critici. Un’analisi pubblicata suSexually Transmitted Infections segnala una crescita notevole dei casi a Bologna tra il 2020 e il 2023. Un’altra ricerca, pubblicata su ‘Infectious Diseases of Poverty’, documenta un’ondata di casi post-pandemia nel Lazio, definendola “emergente minaccia di salute pubblica”. Nelle strutture di lungodegenza si è registrato un aumento del 750% dei focolai nello stesso periodo.

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