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Sinner, spunta l’ipotesi shock dietro al ritiro: “Perché è successo”

Sinner, spunta l’ipotesi shock dietro al ritiro: “Perché è successo”

Un campione che abbassa la testa, il volto tra le mani, e il pubblico attonito che osserva incredulo. È questa l’immagine che resta impressa dalla finale di Cincinnati, dove Jannik Sinner, numero uno al mondo, ha dovuto alzare bandiera bianca contro Carlos Alcaraz. Una scena che pesa come un macigno: il ritiro non è solo la resa a un avversario, ma un segnale allarmante per la sua condizione fisica e per la difesa del trono negli US Open. Un episodio che riapre un capitolo già visto, quello di un malessere capace di ribaltare in pochi istanti certezze consolidate.

Sinner agli US Open: la resa amara di Cincinnati

Bastano 23 minuti di gioco per spegnere le speranze. Sotto 5-0 nel primo set, Sinner si avvicina alla panchina, scambia poche parole con i medici e mormora: “Sto troppo male, non riesco a muovermi”. Poi il gesto che nessuno voleva vedere: il ritiro dalla finale. “I’m super, super sorry to disappoint you”, dice al pubblico, scusandosi tra gli applausi rispettosi degli spettatori di Ohio.

La scena che fa il giro del mondo è quella del suo viso nascosto tra le mani, immagine che racconta meglio di ogni parola la delusione cocente di un campione incapace, stavolta, di lottare. Un segnale che va oltre la singola partita. Come riporta La Gazzetta dello Sport, l’abbandono improvviso mette seriamente a rischio la sua posizione nel ranking, perché proprio a New York il campione azzurro dovrà difendere il titolo conquistato dodici mesi fa.

Malessere Sinner: un copione che si ripete

Non è un episodio isolato. A gennaio, agli Australian Open, Sinner aveva già vissuto un momento simile contro Holger Rune: mani che tremano, gambe pesanti, richiesta di medical time out. “È stata una mattinata molto strana. Non mi sono nemmeno scaldato, sapevo che sarebbe stata una partita complicata”, aveva ammesso al termine, raccontando una condizione di forte malessere che aveva rischiato di costargli caro.

Anche lì, come ora, le cause erano rimaste nebulose: caldo soffocante, pressione agonistica, stanchezza accumulata. Circostanze che tornano oggi, in Ohio, con la stessa crudezza. Come sottolinea Il Messaggero, la preoccupazione più grande non riguarda solo il singolo malessere, ma la ricorrenza di questi episodi in momenti chiave della stagione. Un campione che trema sul palcoscenico più luminoso solleva inevitabilmente dubbi sulla sua tenuta complessiva.

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