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Anna Wintour, il retroscena inedito sulla morte di Armani

“Io lo sapevo…”. Anna Wintour, il retroscena inedito sulla morte di Armani – Nei giorni successivi alla scomparsa di Giorgio Armani, la televisione e i giornali hanno dato spazio ad una moltitudine di ricordi e dichiarazioni. Volti noti dello spettacolo, della moda e del jet set hanno espresso cordoglio e ammirazione, ma spesso si è trattato di frasi convenzionali, legate più all’occasione che a un vissuto reale.

Anna Wintour, il retroscena inedito sulla morte di Armani

In molti casi, l’incontro con Armani era stato fugace, magari solo attraverso l’indossare uno dei suoi capi. In questo coro di voci, però, si è distinta una testimonianza diversa: quella di Anna Wintour. La storica direttrice di Vogue America, donna che ha dettato le regole del fashion system per quasi quattro decenni, ha scelto di affidare a una lettera personale il suo ricordo dello stilista. Il risultato è stato un ritratto sincero e inedito, che racconta non solo il genio creativo di Giorgio Armani, ma anche l’uomo dietro la leggenda.

Un legame costruito con il tempo

Anna Wintour ha spiegato come il rapporto con Armani non sia stato immediato né semplice. Ci sono voluti anni per guadagnarsi la sua fiducia e il privilegio di poterlo chiamare “Giorgio” invece del formale “Signor Armani”. «Nei miei molti decenni di conoscenza di Giorgio c’è stato un momento in cui mi sono finalmente sentita abbastanza a mio agio da rivolgermi a lui con il suo nome di battesimo. Ma ci è voluto del tempo», scrive. Un dettaglio che dice molto del carattere dello stilista: rigoroso, severo a tratti, eppure capace di lasciare intravedere uno spiraglio di tenerezza e complicità a chi dimostrava di meritare la sua fiducia. Quella corazza di riservatezza era, come sottolinea Wintour, una forma di protezione, una barriera che serviva a mantenere intatta la propria autenticità in un mondo spesso dominato da apparenze e artifici.

La giornalista britannica racconta di aver visto più volte il lato duro di Armani: inflessibile, diretto, a volte spigoloso. Ma, al tempo stesso, capace di rivelare un’umanità che traspariva nei gesti e negli sguardi. Bastava cogliere quel “luccichio negli occhi” per capire di essere stati accolti nel suo cerchio ristretto. Non era un uomo che regalava confidenza con leggerezza: bisognava conquistarsela, passo dopo passo, proprio come Wintour ha fatto nel corso degli anni. Da questo processo lento e rispettoso è nata una relazione fatta di stima reciproca, in cui la direttrice di Vogue ha potuto osservare da vicino la forza e la fragilità del designer.

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