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“Rischio di emulazione”: Italia, il Viminale alza la guardia. Cosa succede

L’omicidio di Charlie Kirk, avvenuto negli Stati Uniti, scuote non solo la politica americana ma anche quella italiana. Il timore, concreto, è quello di un possibile “effetto emulazione” da parte di frange estremiste che da anni alimentano l’odio contro l’avversario politico. Le immagini dei ministri Giuseppe Valditara, Antonio Tajani e Matteo Salvini bruciate in manifestazioni pubbliche rappresentano, secondo il Viminale, un campanello d’allarme da non sottovalutare.

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La circolare del Viminale: più protezione per premier e ministri

Il ministero dell’Interno ha deciso di predisporre un rafforzamento dei dispositivi di sicurezza per i componenti del governo e per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Una circolare inviata a tutte le Prefetture chiede di verificare la situazione attuale e, se necessario, di innalzare il livello di tutela al massimo grado. La misura non riguarda solo i vertici istituzionali che già dispongono del livello più alto di protezione, ma anche figure politiche locali o personalità considerate particolarmente esposte a «pericoli straordinari», complice il clima internazionale e l’inasprimento del dibattito interno.

Il massimo livello di sicurezza, quello di primo grado, prevede l’impiego di circa dieci agenti e tre auto blindate per ogni personalità da proteggere, con una rotazione che copre le 24 ore. Un sistema che, complessivamente, coinvolge almeno trenta persone per garantire la sicurezza di un singolo leader.

Piantedosi: «Pericolo di emulazione, abbassare i toni»

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, intervenendo a un evento politico di Fratelli d’Italia in Campania, ha messo in chiaro la gravità della situazione: «Non bisogna dimenticare che ci possono essere processi di emulazione. Non tutti sono in grado di raccogliere nel modo giusto certi messaggi e qualcuno può fraintendere».

Per il titolare del Viminale, l’allerta è massima soprattutto per i cosiddetti “cani sciolti”, individui isolati che potrebbero decidere di colpire sull’onda dell’odio politico. Da qui l’appello a «provare ad abbassare i toni e non farsi trascinare dall’esasperazione della discussione politica, che in campagna elettorale tende ad avere fiammate».

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