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Grave lutto in Mediaset, addio a una vera leggenda

Grave lutto in Mediaset, addio a una vera leggenda

Personaggi TV. Grave lutto in Mediaset, addio a una vera leggenda. Un sorriso ironico, un timbro di voce che restava impresso, e una passione per lo sport che traspariva in ogni parola: il noto giornalista e telecronista sportivo era questo e molto di più. Chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo, di leggere le sue cronache o di incrociarlo nei corridoi di redazione, sa bene che dietro l’inconfondibile tono narrativo si nascondeva una preparazione minuziosa, quasi maniacale. La sua morte, a 80 anni, lascia un vuoto profondo tra chi ha vissuto — e continua a vivere — lo sport non solo come spettacolo, ma come racconto collettivo.

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Morto il telecronista Franco Ligas

L’eredità del giornalismo sportivo

Per decenni il celebre giornalista sportivo è stato una delle firme più riconoscibili e delle voci più amate della redazione sportiva di Mediaset. Non era solo un cronista, ma un vero artigiano della parola sportiva: conosceva i ritmi televisivi, ma non sacrificava mai la sostanza sull’altare della velocità.

Si occupava principalmente di calcio, ippica e boxe, discipline che sapeva intrecciare con naturalezza in racconti mai banali, capaci di restituire il sapore dell’agonismo e l’umanità dei protagonisti. Nel messaggio di cordoglio diffuso dalla redazione, i colleghi lo hanno ricordato con affetto: “Rendeva ogni partita un piccolo spettacolo. Ciao Franco, sarai sempre nei nostri cuori.”

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Morto il telecronista Franco Ligas

La voce che raccontava il calcio con poesia

Tra le tante discipline che ha seguito, il calcio è forse quella in cui il giornalista ha lasciato l’impronta più profonda. Le sue telecronache e i suoi commenti riuscivano a unire precisione e pathos, come se ogni azione fosse parte di un romanzo.

Non si limitava mai al risultato: amava scavare nei retroscena, nei dettagli che sfuggono ai più, restituendo al pubblico il lato più umano e meno scontato di questo sport. Le sue cronache erano dense di immagini, di pause calcolate, di quella capacità rara di far “vedere” ciò che raccontava anche a chi ascoltava solo la radio. Una dote che oggi, nell’era della velocità e dei feed infiniti, sembra quasi un lusso.

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