
Un dettaglio rimasto nell’ombra per anni torna oggi al centro della scena giudiziaria e mediatica. Nella complessa vicenda dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, emerge un nuovo elemento che potrebbe riscrivere alcuni capitoli della storia processuale. Il genetista Marzio Capra, all’uscita dal Tribunale di Pavia, ha dichiarato che il dna rinvenuto sui margini ungueali di Chiara è valido e potrà finalmente essere analizzato. Una notizia che, se confermata dagli accertamenti, potrebbe portare a sviluppi imprevedibili.
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Il dna e il nome di Andrea Sempio
L’analisi sui frammenti biologici ritrovati sotto le unghie della giovane sarà confrontata con il profilo genetico di Andrea Sempio, amico di Chiara e già finito al centro di indagini successive al caso Stasi. Si tratta di un passaggio cruciale: fino al 2014 la famiglia Poggi aveva richiesto con forza questo esame, ma in seguito si era opposta, ritenendo che il materiale fosse troppo scarso e non attribuibile con certezza.
L’avvocato di Marco Poggi, fratello della vittima, ha ribadito la linea difensiva: «Quel dna non era attribuibile, non c’era nessun elemento. Stiamo dando l’impressione agli italiani che non esistono le scienze forensi, che ognuno può fare una relazione e metterla lì». Parole che riflettono lo scetticismo di chi teme che la scienza possa essere piegata a interpretazioni contrapposte.
La data cruciale: 18 dicembre
C’è un termine che tutti stanno cerchiando sul calendario: il 18 dicembre. È infatti la scadenza dell’incidente probatorio, al termine del quale emergeranno i risultati ufficiali delle analisi e si capirà se Andrea Sempio rimarrà soltanto indagato o verrà formalmente imputato. L’attesa cresce, mentre il caso Garlasco si conferma uno dei più intricati e seguiti della cronaca nera italiana, capace di alimentare dubbi e colpi di scena a distanza di quasi due decenni.
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