
Le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla stanno navigando nel Mediterraneo orientale e la tensione cresce di ora in ora. Mancano circa 36 ore all’ingresso nella zona che Israele considera “a rischio” e il conto alla rovescia si intreccia con la vigilia dello Yom Kippur, la ricorrenza più solenne per lo Stato ebraico. Le autorità israeliane hanno già predisposto un piano di intervento: un’operazione che non punta ad affondare le navi, ma a fermarle con strumenti ad alta tecnologia, compresi i temuti mini droni subacquei.
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L’ombra dello Shayetet 13
Il compito di bloccare la Flotilla potrebbe ricadere sulla famigerata unità di incursori della Marina israeliana, lo Shayetet 13. Le manovre sarebbero programmate entro 48 ore, quando le navi si troveranno in acque internazionali, a circa 100 miglia dalla costa, la stessa distanza dell’intervento del 2010 contro la Freedom Flotilla che portò al tragico epilogo della Mavi Marmara. L’ipotesi sul tavolo è l’uso di microcariche esplosive da 40 grammi, in grado di paralizzare eliche e timoni senza provocare l’affondamento. L’operazione potrebbe poi proseguire con l’abbordaggio diretto tramite gommoni veloci.
La strategia dei mini droni
I droni marini rappresentano la nuova arma segreta dell’Idf. Piccoli, silenziosi, invisibili ai radar, possono colpire i punti vitali delle imbarcazioni. Secondo indiscrezioni, verrebbero impiegati anche droni aerei per colpire gli alberi delle navi e rendere più difficile la navigazione. Ma il rischio di danni collaterali, frammenti e feriti resta altissimo. A bordo delle 45 barche della Flotilla ci sono circa 300 persone, tra cui anche parlamentari europei e nazionali, oltre a figure simboliche come Greta Thunberg, che ha già ricevuto l’allerta dal suo governo.
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