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“Preparatevi alla guerra”. L’annuncio del Pentagono scuote il mondo intero

Veduta esterna del Pentagono, sede del Dipartimento della Difesa USA

Un discorso destinato a rimanere nella storia quello pronunciato dal capo del Pentagono Pete Hegseth presso la Marine Corps Base di Quantico, in Virginia. L’intervento ha segnato una svolta radicale per le forze armate statunitensi, sancendo il ritorno al nome originario di “Dipartimento della Guerra” e l’inizio di una nuova dottrina militare incentrata sulla preparazione al conflitto come strada privilegiata per garantire la pace.

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Il discorso di Hegseth ai militari

In presenza di centinaia di alti ufficiali, generali e ammiragli provenienti da tutto il mondo, Hegseth ha definito con chiarezza la nuova missione: “Le uniche persone che meritano la pace sono quelle disposte a fare la guerra per difenderla. Ecco perché il pacifismo è così ingenuo e pericoloso“, riporta Adnkronos.

L’enfasi posta dal Pentagono sulla prontezza al combattimento e sulla necessità di essere sempre preparati a conflitti futuri si è intrecciata con una dura critica nei confronti delle strategie pacifiste. Hegseth ha definito il pacifismo “ingenuo e pericoloso”, sostenendo che la pace sia un risultato riservato esclusivamente a chi è disposto a difenderla con la forza.

Le forze armate devono riconquistare l'”ethos del guerriero”

La nuova filosofia promossa dal Dipartimento della Guerra si fonda sull’idea che la sicurezza nazionale possa essere garantita solo tramite una costante prontezza al combattimento. Secondo Hegseth, le forze armate devono essere guidate da un rinnovato “ethos del guerriero” e dalla capacità di affrontare ogni minaccia con determinazione.

Il capo del Pentagono ha invitato a superare le illusioni pacifiste, affermando che la difesa attiva è l’unica via per evitare la sopraffazione da parte delle potenze ostili. “O proteggi il tuo popolo e la tua sovranità o sarai sottomesso da qualcosa o qualcuno”, le sue parole. Questa drastica presa di posizione rappresenta una chiara rottura rispetto agli approcci più concilianti adottati in passato, ponendo l’accento su un ritorno alla meritocrazia militare e alla centralità del valore combattivo.

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