
“Li abbiamo persi”. Flotilla, la denuncia di Schlein: cosa succede – Un tono che è quasi una supplica. Elly Schlein ha seguito per l’intera giornata gli sviluppi legati alla Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria diretta verso Gaza, in costante contatto con i ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto. Quando, a tarda sera, è arrivata la notizia dell’abbordaggio delle imbarcazioni da parte di Israele, la segretaria del Pd ha radunato i parlamentari dem in assemblea straordinaria.

“Li abbiamo persi”. Flotilla, la denuncia di Schlein: cosa succede
«Alcuni ministri sono stati più dialoganti ma la premier Meloni con la sua clava ha colpito ancora sulla missione umanitaria». Schlein ha puntato il dito anche contro il doppio standard europeo: «Il governo Sanchez ha detto chiaramente che la missione rientrava nel diritto internazionale e ha riconosciuto la Palestina. Meloni dice di voler seguire la Spagna, ma la realtà è un’altra». Le sue parole si sono fatte più dure quando ha riferito di aver perso i contatti con i parlamentari italiani a bordo: «Quello che Israele sta facendo è illegale, i governi europei non dovrebbero tollerarlo. Il governo italiano deve fare tutto il possibile per garantire la sicurezza degli attivisti e insistere per aprire un corridoio umanitario permanente».


La partita delle mozioni in Parlamento
La giornata politica di oggi si sposta sul terreno parlamentare, con il voto sulle mozioni riguardanti il conflitto in Medio Oriente. Sul riconoscimento della Palestina le posizioni restano distanti e difficilmente conciliabili. Ma sul piano di pace proposto da Donald Trump, i tre principali partiti di opposizione – Pd, M5s e Avs – sembrano orientati ad astenersi, evitando così un voto contrario quando il ministro Tajani porterà in Aula le due risoluzioni. Una scelta che segnala la volontà di mantenere una linea critica senza però sbarrare del tutto la strada a una prospettiva di dialogo. In gioco non c’è solo la politica estera, ma anche l’immagine complessiva dell’Italia sul piano internazionale.
La decisione del governo di scindere i due capitoli, quello sul riconoscimento della Palestina e quello sul piano statunitense, ha favorito un parziale avvicinamento. Meloni punta a ottenere un voto «compatto» almeno sul progetto di pace americano, presentato come primo passo verso una tregua. «Non possiamo votare contro una proposta di pace, per quanto imperfetta», ha dichiarato Schlein ai suoi. Con lei si sono detti d’accordo anche Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, pur evidenziando che «nel piano Trump manca il soggetto principale: i palestinesi». Più resistenti i 5 Stelle, con il capogruppo Francesco Silvestri che accusava il governo di ipocrisia e Giuseppe Conte che parlava di «piano pieno di punti critici». Ma la scelta dello spacchettamento ha convinto anche loro a non opporsi frontalmente, trasformando un potenziale scontro frontale in un compromesso tattico.
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