
Il caso Garlasco, tra i più seguiti della cronaca giudiziaria italiana, torna al centro dell’attenzione con l’apertura di una nuova fase investigativa. La procura ha riavviato l’analisi sugli indizi mai del tutto chiariti, tra cui le tracce biologiche rinvenute su Chiara Poggi e le impronte nella casa di via Pascoli. Dopo anni di processi e la condanna definitiva di Alberto Stasi, il quadro investigativo resta ancora oggetto di discussione tra esperti e opinione pubblica. La nuova fase delle indagini sul delitto di Garlasco si annuncia carica di tensioni tra consulenti e magistratura, con la figura del nuovo consulente Armando Palmegiani al centro di un complesso dibattito tra aspetti tecnici e percezione pubblica.
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Garlasco, reperti contestati: Dna maschile e impronta 33
Negli ultimi giorni, l’attenzione si è concentrata su due reperti giudicati dagli inquirenti “deboli” ma mai esclusi: il Dna maschile trovato sotto le unghie della vittima e la cosiddetta impronta 33. Questi elementi hanno alimentato negli anni ipotesi contrapposte e tornano ora al centro delle strategie difensive dei soggetti coinvolti nel procedimento.

Il ruolo di Armando Palmegiani nella nuova consulenza
In questo contesto si inserisce la nomina di Armando Palmegiani come nuovo consulente della difesa di Andrea Sempio, in seguito al passo indietro di Luciano Garofano. La scelta ha sollevato discussioni anche online, dove sono riemersi video in cui Palmegiani, sul canale YouTube “Nero Crime”, attribuiva grande importanza agli indizi a carico di Sempio. In queste registrazioni, il consulente dichiarava che il Dna sotto le unghie di Chiara era «attribuibile all’Y di Sempio» e considerava significativa l’impronta 33.
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