
È un risultato amaro e senza attenuanti quello di Alleanza Verdi-Sinistra (AVS): una debacle politica che segna la scomparsa della sinistra rosso-verde dai radar istituzionali della regione e che fotografa tutta la distanza tra slogan nazionali e bisogni concreti dei territori.
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Male AVS in Calabria: il verdetto delle urne e i numeri che fanno male
A dare la misura della sconfitta è stato anche il politologo Lorenzo Pregliasco, che su X ha scritto: «Noi Moderati chiude al 4,03%, appena 252 voti sopra la soglia di sbarramento ed elegge 2 consiglieri regionali. Resta fuori dal Consiglio Alleanza Verdi Sinistra, che si ferma al 3,85% e non elegge nessuno».
Il dato racconta di una lista rimasta a un passo dall’ingresso in Consiglio, ma incapace di mobilitare consenso sul campo. Il messaggio ambientalista e sociale di AVS non è riuscito a tradursi in organizzazione territoriale: le piazze si sono svuotate, i collegi rurali sono rimasti impermeabili e nemmeno nelle città la risposta è arrivata.

Una campagna distante dal territorio
Il progetto politico, impostato più per un pubblico nazionale e urbano, si è scontrato con una Calabria che chiede lavoro, sanità e infrastrutture, non citazioni accademiche o manifesti ambientalisti. Il volto più noto della lista, la filosofa Donatella Di Cesare, si è fermata a meno di 500 preferenze personali, segno della distanza tra l’intellettualismo della sinistra accademica e la realtà quotidiana degli elettori.
A rendere ancora più debole la campagna è stata la sua natura fortemente digitale e social, poco radicata nelle piazze e nei territori. In una regione dove il consenso si costruisce porta a porta, la presenza fisica e il rapporto diretto restano determinanti.
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