
Flotilla, chi sono gli italiani a bordo: cosa si scopre – Erano partiti con un obiettivo preciso: portare aiuti e testimonianza in una delle aree più martoriate del pianeta, la Striscia di Gaza. All’alba di oggi, però, la loro rotta si è interrotta bruscamente. Le imbarcazioni della cosiddetta “Flottiglia bis”, dirette verso le coste palestinesi, sono state fermate dalle autorità israeliane in mare aperto. A bordo, oltre a operatori umanitari di diverse nazionalità, anche sei cittadini italiani, professionisti di ambiti molto diversi ma uniti dallo stesso intento: rompere simbolicamente l’assedio e portare un messaggio di solidarietà.

Flotilla, chi sono gli italiani a bordo: cosa si scopre
Non si trattava di attivisti improvvisati: tra loro c’erano medici, infermieri, educatori, filosofi e persino un monaco buddhista. Tutti imbarcati sulla Conscience, la nave principale della spedizione “Thousand Madleens to Gaza”, partita nei giorni scorsi con un carico di aiuti e la volontà di richiamare l’attenzione internazionale sulla situazione umanitaria nella Striscia.

Chi sono gli italiani fermati
A bordo della nave c’era Riccardo Corradini, medico e volto noto per aver partecipato al documentario Erasmus a Gaza, che raccontava l’esperienza di giovani studenti italiani nella città palestinese. Con lui anche Stefano Argenio, 42 anni, infermiere e coordinatore della Terapia intensiva di un ospedale romano, e Francesco Prinetti, 28 anni, medico torinese e attivista del movimento Ultima Generazione.
Facevano parte del gruppo anche Elisabeth Di Luca, educatrice e ricercatrice siciliana da anni impegnata in iniziative pro-Palestina, e Claudio Torrero, ex docente di filosofia, autore di saggi e testi accademici, che negli ultimi anni ha scelto di ritirarsi dalla vita pubblica per abbracciare la spiritualità buddhista. A completare il gruppo Vincenzo Fullone, 53 anni, calabrese, con una formazione filosofica e un passato da comunicatore: ha fondato la prima agenzia di comunicazione attiva nella Striscia e, nel tempo, si è reinventato chef “per amore di Gaza”, come lui stesso aveva raccontato in un’intervista.
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