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Morto a 28 anni per Nitazeni, primo caso in Italia. Allerta massima

Forze dell'ordine indagano su un caso di overdose da Nitazeni in Italia

Un caso senza precedenti scuote l’Italia: un giovane di 28 anni è morto a seguito di un’overdose da Nitazeni, segnando il primo decesso ufficialmente collegato a questa nuova e pericolosa classe di oppioidi sintetici nel nostro Paese. La tragedia risale al settembre 2024 a Brunico, in provincia di Bolzano, ma è stata resa nota solo ora, dopo mesi di indagini. Si tratta del primo decesso ufficialmente associato ai Nitazeni in Italia, una sostanza già nota in Europa per la sua pericolosità estrema.

Le forze dell’ordine hanno lavorato a lungo per ricostruire la dinamica: un uomo è stato arrestato con l’accusa di aver ceduto la sostanza letale alla vittima, mentre la Procura di Bolzano mantiene il massimo riserbo su ulteriori sviluppi.

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Cosa sono i Nitazeni e perché sono così pericolosi

I Nitazeni sono una nuova generazione di oppioidi sintetici, considerati fino a 20 volte più potenti del fentanyl. Bastano microdosi minime per provocare effetti devastanti sul sistema nervoso e sul cuore. In diversi Paesi europei — tra cui Germania e Regno Unito — hanno già causato decine di morti.

Nel caso di Brunico, le analisi condotte dai tecnici del Ris di Roma hanno individuato nel sangue della vittima la presenza di n-pirrolidin-protonitazepina (protonitazepina), una delle molecole più tossiche della categoria. Secondo gli esperti, questa sostanza può alterare l’attività elettrica cardiaca e causare aritmie fatali anche a dosi infinitesimali.

L’indagine dei Carabinieri: pacchi postali e traffico europeo

Le indagini, coordinate dalla Procura di Bolzano e condotte dai Carabinieri di Brunico, hanno portato alla scoperta di un vero e proprio traffico internazionale di Nitazeni. I militari hanno sequestrato numerosi plichi postali provenienti da diversi Paesi dell’Unione Europea, in particolare da Grecia e Polonia, noti hub per la produzione e la diffusione di oppioidi sintetici.

Attraverso sofisticati sistemi di tracciamento e analisi informatica, gli investigatori sono riusciti a individuare la filiera di approvvigionamento e a ricostruire i canali di distribuzione, molti dei quali avvenivano online e tramite criptovalute, rendendo difficile l’identificazione dei responsabili.

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