
Il decesso di un giovane in Alto Adige ha segnato il primo caso di morte per overdose da Nitazeni in Italia, sollevando un campanello d’allarme sulle nuove droghe sintetiche che stanno rapidamente diffondendosi nel Paese. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il Nitazeni – oppioide sintetico estremamente potente, stimato fino a dieci volte superiore al fentanyl – rappresenta una minaccia crescente, soprattutto tra i più giovani.
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Un nuovo allarme sanitario: la prima vittima italiana del Nitazeni
Nell’ultimo anno, le forze dell’ordine dell’Alto Adige hanno effettuato ben 35 sequestri di sostanze psicoattive di nuova generazione, segnale di una diffusione capillare e preoccupante. Gli esperti parlano di una emergenza sanitaria in rapido sviluppo, aggravata da una generale mancanza di attenzione istituzionale e da una crescente facilità di accesso a queste sostanze.
Lo psichiatra Paolo Crepet, interpellato dal Corriere, ha sottolineato la gravità della situazione: «Sul tema c’è scarso interesse da parte delle istituzioni. Gli unici a fare qualcosa sono le associazioni e i centri per tossicodipendenti, ormai però lasciati drammaticamente soli».

Il problema dell’indifferenza delle istituzioni
Nel corso dell’intervista, Crepet ha definito la morte per overdose come “il campanello d’allarme più estremo possibile”, mettendo in luce la pericolosa indifferenza delle istituzioni. «Non è tanto l’assenza di provvedimenti, quanto quella di pensiero. È come se il problema non esistesse. Quando un fenomeno si diffonde così tanto, c’è sempre qualche complicità».
Le più recenti indagini delle autorità sanitarie italiane confermano un aumento degli interventi di emergenza legati a intossicazioni da oppioidi sintetici, con una casistica in crescita tra i giovani adulti e gli adolescenti. I dati europei parlano di una vera e propria emergenza, con l’Italia che si trova ora in prima linea nel contrasto a questa nuova ondata. Crepet conclude con un appello: «Certo che c’è ancora tempo. Ma serve la volontà politica di agire, serve investimento di tempo, risorse e attenzione. E oggi, purtroppo, tutto questo manca».
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