
“Addio anche a te”. Lutto nel cinema, ci lascia un mito – Aveva solo quindici anni quando il cinema decise di trasformarlo in un’icona. Un volto quasi irreale, sospeso tra innocenza e malinconia, destinato a diventare simbolo di un’epoca. Oggi quel volto non c’è più: il ragazzo che fece innamorare il mondo si è spento a 70 anni, lasciando dietro di sé una scia di bellezza fragile e di mistero.

“Addio anche a te”. Lutto nel cinema, ci lascia un mito
Si chiamava Björn Andrésen ed è stato Tadzio in Morte a Venezia, il capolavoro di Luchino Visconti tratto dal romanzo di Thomas Mann. Il regista lo scelse tra centinaia di giovani europei per interpretare il ragazzo che ammalia Gustav von Aschenbach, consegnandolo per sempre alla leggenda. Fu proprio Visconti a definirlo “il ragazzo più bello del XX secolo”, un titolo che lo rese celebre ma anche prigioniero del suo stesso mito. Da allora, quel viso angelico divenne un paradigma estetico universale, tanto da ispirare persino Riyoko Ikeda, l’autrice di Lady Oscar, per i tratti della sua eroina.


La fama e il peso della bellezza
Nato a Stoccolma nel 1955, Andrésen aveva alle spalle un solo film prima di essere scoperto da Visconti. Dopo il successo travolgente di Morte a Venezia, provò a costruirsi una carriera nel mondo dello spettacolo. La sua grazia eterea e la voce delicata gli aprirono le porte del Giappone, dove divenne una vera star della musica pop e della pubblicità. Eppure, dietro la perfezione si celava un’anima inquieta. Andrésen viveva il peso di un’immagine che non sentiva più sua. L’attenzione morbosa per il suo aspetto fisico e la fama precoce lo spinsero a ritirarsi, cercando rifugio nella musica e nella vita privata, lontano dai riflettori.
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