
Giorgia Meloni lascia il governo per l’altro posto da numero uno? L’annuncio di La Russa scioglie i dubbi – Nei recenti mesi, Giorgia Meloni è stata al centro di numerose indiscrezioni riguardanti il suo percorso politico. Da quando ha assunto la carica di presidente del Consiglio, si sono susseguite ipotesi su un possibile futuro al Quirinale, specialmente dopo la conclusione dell’attuale mandato nel 2027. Tuttavia, queste voci sono state chiarite da Ignazio La Russa, presidente del Senato e figura storica di Fratelli d’Italia, che in una intervista a La Repubblica ha esplicitato la posizione della premier e del partito su questi temi rilevanti.

La riforma della giustizia e la posizione di La Russa
Durante l’intervista, Ignazio La Russa ha discusso la questione della riforma della giustizia, in particolare la separazione delle carriere tra magistrati e pubblici ministeri. Il presidente del Senato ha dichiarato: “Era la posizione di An, che ritenne di poter raggiungere un risultato utile senza una riforma costituzionale. Noi ‘saggi’ ci accordammo per la separazione delle funzioni. Doveva essere il primo passo per quella delle carriere, di cui già si parlava. Fini frenava. E io di conseguenza. Quindi non si può dire che non l’abbiamo voluta, piuttosto: non l’abbiamo voluta allora”. Questa affermazione sottolinea un approccio pragmatico e non ideologico da parte della destra su un tema centrale come quello della giustizia.

Focus sulla riforma del Consiglio Superiore della Magistratura
La Russa ha poi evidenziato che, nel contesto attuale, la separazione delle carriere rappresenta solo una parte della riforma. Ha spiegato: “La parte meno importante della riforma è proprio la separazione delle carriere. Forse si poteva puntare di più sulla seconda parte, quella che cambia il Csm e lo assoggetta al sorteggio. L’ho detto l’altro giorno a Nordio, a pranzo. Capisco che la separazione è simbolica, ma conta meno del resto. Il vero obiettivo, mi ha confermato, è limitare le correnti con il sorteggio e assoggettare i giudici a un controllo disciplinare terzo”. Queste parole testimoniano il confronto e la volontà di intervenire su aspetti strutturali della magistratura senza creare conflitti istituzionali.
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