
Con la scomparsa di Beppe Vessicchio, la musica italiana perde una delle sue figure più amate e riconoscibili. Direttore d’orchestra, compositore, arrangiatore e volto familiare del Festival di Sanremo, Vessicchio è stato per decenni un simbolo di competenza, eleganza e umanità.
La sua barba inconfondibile, la voce pacata e il sorriso discreto lo avevano reso un punto di riferimento non solo artistico, ma anche umano.
Nato a Napoli nel 1956, Vessicchio aveva mostrato sin da giovane un talento naturale per la musica. Dopo gli studi al Conservatorio, intraprese una carriera che lo portò a collaborare con alcuni dei più grandi interpreti italiani, da Mina a Zucchero, da Andrea Bocelli a Gino Paoli, fino agli Elio e le Storie Tese, con i quali realizzò progetti divenuti di culto.

Un maestro capace di unire tecnica e sensibilità
Capace di fondere rigore tecnico e passione popolare, Vessicchio ha incarnato l’idea stessa del “maestro buono”: un professionista autorevole ma vicino al pubblico.
Il suo ruolo di direttore d’orchestra a Sanremo lo aveva trasformato in un’icona televisiva, senza mai snaturare la sua identità di musicista colto e raffinato.
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