
Personaggi tv. È da poco meno di un mese che le forze dell’ordine seguono piste e interrogano testimoni dopo l’attentato al giornalista e conduttore di Report Sigfrido Ranucci. Oggi, mercoledì 12 novembre, Il Giornale riporta una possibile lettura dopo le evidenze emerse nelle indagini sull’ordigno esploso davanti alla sua abitazione a Pomezia. L’articolo basato su una ricostruzione dell’accaduto e sul filone delle indagini in corso definisce un possibile identikit del presunto esecutore materiale dell’attentato. Cosa emerge.

Attentato a Campo Ascolano: ricostruzione dei fatti
Le indagini sull’attentato a Sigfrido Ranucci hanno raggiunto un momento decisivo. La sera del 16 ottobre, a Campo Ascolano (Pomezia), un ordigno artigianale, definito dagli inquirenti come “bomba carta potenziata”, è esploso tra l’auto del giornalista, una Opel Adam, e quella della figlia. L’esplosione, avvenuta alle 22:17, ha coinvolto un chilo di polvere pirica compressa, posizionata in modo da causare il massimo danno. Secondo quanto riporta il Giornale in un articolo intitolato “Un colpevole per Ranucci”: “Gli esecutori materiali non dovrebbero essere dei professionisti del crimine“. “L’ordigno – si legge – era di fatto un grosso petardo, polvere da sparo compressa innescata da una miccia accesa a mano”.

Sospettato individuato grazie alla videosorveglianza
Le autorità, coordinate dal pm Carlo Villani nell’ambito di un’indagine per “danneggiamento aggravato dal metodo mafioso”, hanno concentrato l’attenzione su un ex-militare dell’Est Europa con competenze nell’uso di esplosivi. Secondo quanto riporta Open, le immagini delle telecamere di sorveglianza hanno immortalato un uomo incappucciato che si allontanava dal luogo dell’esplosione. Gli investigatori stanno analizzando i movimenti di una Panda nera, possibile mezzo di fuga del sospettato.
Scopriamo tutti i dettagli nella pagina successiva