
Una notizia che ha scosso il mondo del jazz e dell’intera scena musicale italiana: Guido Di Leone, chitarrista e compositore barese tra i più amati e rispettati, è morto a 61 anni.
Un infarto improvviso, avvenuto nella sua abitazione, ha strappato alla musica uno dei suoi interpreti più raffinati e autentici. Proprio in queste ore, insieme alla moglie Francesca Leone, cantante jazz di grande talento, avrebbe dovuto esibirsi al Teatro Mangiatordi di Altamura in un concerto tributo a Bruno Martino.
La notizia ha colpito profondamente la comunità musicale pugliese, ma anche artisti e allievi di tutta Italia che lo avevano conosciuto e amato. Con la sua chitarra e la sua voce pacata, Guido Di Leone aveva saputo trasformare ogni nota in un racconto, ogni lezione in un gesto d’amore per la musica.
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Una vita dedicata al jazz e ai giovani talenti
A introdurlo nel mondo delle sette note fu suo padre Nino, pianista estroso e appassionato, che intuì fin da subito la sensibilità musicale del figlio. Ma Guido scelse un percorso personale, imbracciando la chitarra e facendo del jazz la sua lingua madre. Nel corso della sua lunga carriera aveva collaborato con giganti del panorama musicale, da Paolo Fresu a Franco Cerri, passando per Mark Murphy e Jerry Bergonzi.
Ogni progetto, ogni concerto, ogni incisione discografica portava con sé la sua impronta: quella di un artista che non cercava mai il clamore, ma solo la verità del suono.
Oltre alla carriera artistica, Guido Di Leone aveva un altro grande amore: l’insegnamento. Per lui trasmettere la musica era una missione, non un mestiere. Ha formato generazioni di giovani talenti nel suo centro musicale Il Pentagramma, un’istituzione a Bari, e ha collaborato con il Conservatorio “E.R. Duni” di Matera, portando avanti con passione il legame tra studio, creatività e tradizione.
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