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Salmonella nelle uova italiane, è allerta in tutta Europa

Una nuova, grave allerta alimentare sta gettando un’ombra inquietante sulle tavole di mezza Europa. Non si tratta di una semplice contaminazione, ma di un allarme che coinvolge il sistema di allerta rapido dell’Unione Europea, il Rasff, a causa della presenza del temibile batterio Salmonella enteritidis in uova fresche. La notizia, partita dall’Italia e diramata a livello internazionale, ha immediatamente innescato una reazione a catena che coinvolge diversi paesi europei, dal cuore della Francia fino alla Slovenia. I controlli ufficiali hanno confermato il rischio, che è stato definito grave. Ma quali sono esattamente i prodotti incriminati e come sono arrivati nei nostri supermercati?

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Scatta l’allarme in Europa per le uova contaminate

L’allerta ha preso il via in Italia, ma i suoi confini si sono rapidamente espansi, trasformandosi in una crisi alimentare di portata europea. Il nostro Paese, agendo prontamente, ha notificato al Sistema di allerta rapido dell’Unione europea (Rasff) la distribuzione delle uova contaminate a un vasto circuito internazionale. La scoperta della Salmonella enteritidis è avvenuta in uova fresche durante i controlli ufficiali di mercato, un segnale che il sistema di sorveglianza funziona, ma che al contempo solleva interrogativi sulla filiera produttiva. La contaminazione è stata rintracciata e, come si legge nel sistema di allerta, coinvolge attivamente i consumatori di ben sette nazioni.

Oltre all’Italia, i paesi a cui sono state distribuite queste uova potenzialmente pericolose sono l’Austria, la Croazia, la Francia, la Germania, il Principato di Monaco e la Slovenia. Questa mappa della distribuzione evidenzia la profonda interconnessione delle catene alimentari europee, dove un problema sorto in una singola azienda agricola può avere ripercussioni immediate e gravi a migliaia di chilometri di distanza. “Il rischio è grave e non si sa ancora dove siano state vendute le uova contaminate,” recita l’avviso ufficiale, sottolineando la serietà della situazione e la difficoltà nel tracciare il prodotto una volta arrivato sugli scaffali. L’attenzione si concentra ora sull’identificazione e il ritiro immediato di tutti i lotti interessati per limitare i danni. Ma chi è esattamente l’operatore italiano al centro di questo scandalo?

gusci uova

Uova contaminate: marchio, produttore e l’elenco completo del richiamo

L’epicentro di questa allerta internazionale è stato identificato in Lombardia, nella provincia di Cremona. Come specificato sul sito del Ministero della Salute, le uova sotto accusa provengono dalla Società agricola Fiorin di Lionello &C SS di Spino d’Adda. Il marchio sotto la lente d’ingrandimento è Spinovo. La diffusione delle uova contaminate è avvenuta in diverse tipologie di confezioni, rendendo il richiamo particolarmente complesso e capillare. I consumatori italiani devono prestare la massima attenzione ai prodotti acquistati, verificando scrupolosamente il marchio e i codici di lotto.

Secondo le fonti ufficiali, le uova sono state distribuite in confezioni che vanno dalle due alle dieci unità, oltre alla vendita come uova fresche sfuse. Il Ministero della Salute ha reso pubblico un elenco dettagliato e imprescindibile per la sicurezza alimentare. I prodotti richiamati includono sia le uova fresche sfuse/uova fresche tuorlo rosso Spinovo con lotti come XL2011, L2711 e TRM2711, sia confezioni specifiche come le 10 uova fresche Spinovo (lotti MC102011 e MC102711) e le famigerate “le nostranelle” 2 uova fresche Spinovo (lotti 22011 e 22711). Tutti i lotti indicati presentano una data di scadenza compresa tra il 20/11/2025 e il 27/11/2025. Anche le confezioni da sei, incluse le 6 uova fresche grandi (lotti LC2011 e LC2711) e le 6 uova fresche tuorlo rosso (lotti TRC2011 e TRC2711), sono state oggetto di richiamo. “Invitiamo i cittadini a non consumare assolutamente i lotti indicati e a restituirli immediatamente al punto vendita,” ha comunicato in via indiretta il Ministero, sottolineando la necessità di agire con prontezza. Ma cosa succede se si è già consumato un prodotto potenzialmente contaminato?

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