
Personaggi tv. Ornella Vanoni, chi l’ha accompagnata nel suo ultimo viaggio: ha portato la bara – Nel pomeriggio di lunedì 24 novembre, nel cuore di Brera, la parrocchia di San Marco si è riempita piano piano. Prima il sagrato, poi i corridoi laterali, infine ogni panca: amici storici, colleghi, volti noti, ma soprattutto gente comune. Tutti arrivati lì, in silenzio, per un tributo che somigliava più a un abbraccio collettivo che a un semplice rito.

Ornella Vanoni, chi l’ha accompagnata nel suo ultimo viaggio: ha portato la bara
La cerimonia è stata un mosaico di ricordi e musica, come se la vita di Ornella Vanoni tornasse a vibrare tra le navate. A guidare la celebrazione è stato don Garbini, prete-musico e amico di lunga data, che ha parlato di lei come di una donna “piena di spiritualità, fragile e fortissima insieme”. Le sue parole erano talmente intrise della presenza di Ornella da sembrare quasi una delle sue interpretazioni più intime. E intanto, nel silenzio denso della chiesa, arrivavano le note della tromba di Paolo Fresu, capaci di dire quello che nessun discorso riesce davvero a dire.

Il ricordo della nipote Camilla: una lettera che spezza il fiato
La parte più toccante è arrivata quando la nipote, Camilla Ardenzi, ha preso il microfono. “Cara nonna, porto una parte di te dentro di me. Grazie per l’amore che mi hai dato, per sempre. Eterna.” Poi Camilla ha cantato un frammento di “Senza fine”, riportando in vita quel modo unico che Ornella aveva di accarezzare le parole. Tra i tanti amici accorsi, uno dei racconti più potenti è stato quello di Roberto Vecchioni, intercettato dall’inviato de La Volta Buona. Il professore ha parlato con un affetto totale. “Ci sono diverse grandezze. Lei era la più grande perché dava tutto quello che aveva”, ha detto. E poi il ricordo più intimo: “Nel dolore di mia moglie, ogni sera chiamava e diceva: ‘non ti preoccupare, dallo tutto a me, lo sopporto io’”. Vecchioni ha aggiunto che per lei servirebbe “un vocabolario di aggettivi”, perché passava con naturalezza dalla dolcezza alla forza, senza mai perdere la sua umanità “che il mondo antico chiamava mito”.
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