
Programmi Tv, la decisione è arrivata silenziosa, scivolando tra le fitte trame dei Palinsesti Rai, ma il rumore è stato forte. Non è solo una trasmissione a sfumare dal video: è un modo di stare in onda, un’identità editoriale che si muoveva in bilico tra cronaca e affondo politico, con un passo non sempre allineato al canone rassicurante del servizio pubblico. Viale Mazzini archivia un altro esperimento di seconda serata, e lo fa dopo due cicli produttivi intensi, una scia di decine di puntate macinate a ritmo costante, il consenso intermittente del pubblico e un destino che, per un tempo, sembrava solo rinviato.
La serrata è definitiva, il sipario non si riaprirà. La Rai reinventa continuamente il proprio racconto, ma spesso i racconti non sopravvivono alle stagioni. La conduttrice del programma ha replicato pubblicamente all’annuncio, reagendo con parole dirette e un rilancio editoriale fuori dallo schermo.
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Rai 2: stravolta la seconda serata nel Palinsesto
La seconda serata di Rai 2 è sempre stata un terreno di sperimentazione. Linguaggi ibridi, toni più liberi, ambizioni verticali. Ma anche un ring: meno pubblico, più rischi. Dopo due edizioni, la Rai ha scelto di interrompere il racconto. Non una pausa momentanea, ma una chiusura definitiva: 65 puntate archiviate, nessun ritorno in vista.
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Cancellazione Rai: come maturano gli stop definitivi
In Rai, le cancellazioni arrivano raramente con l’effetto-sorpresa. Prima si manifestano come segnali: decisioni di budget, equilibri interni, visioni editoriali che convergono o si allontanano. Poi si verbalizzano. Alla presentazione dei palinsesti d’autunno, la conduttrice aveva delimitato con precisione il perimetro delle informazioni ricevute: “Che sia chiaro: al momento l’unica comunicazione che ho ricevuto dalla Rai è stata la cancellazione dai palinsesti autunnali. Nessuna proposta alternativa, di nessun tipo. Nulla“.
Un punto fermo che non lasciava spazio alle interpretazioni consolatorie. Quell’«al momento» però manteneva accesa una lampadina di possibile futuro, con la primavera 2026 evocata come orizzonte teorico. La tv pubblica vive di orizzonti teorici. I palinsesti, di scelte pratiche.
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