
Famiglia nel bosco, la proposta che fa discutere: è bufera – Ci sono espressioni che andrebbero maneggiate con cura, e una in particolare è diventata la colonna sonora di ogni discussione pubblica: “Narrazione potente”. Quando spunta, di solito è il segnale che la realtà si è già arrampicata sugli specchi. Se poi viene applicata al caso della cosiddetta “famiglia nel bosco”, il rischio di confusione è assicurato.

Famiglia nel bosco, la proposta che fa discutere: è bufera
Una vicenda che, partita come scelta radicale di isolamento – un’eco lontana di Thoreau e della sua foresta – è diventata rapidamente un fenomeno mediatico: servizi TV, prime pagine, talk show. E persino un fascicolo della magistratura, con il Tribunale per i minorenni preoccupato per educazione, scolarizzazione e condizioni di vita dei tre figli, oggi collocati in una casa protetta. Il tutto condito da un precedente non proprio rassicurante: l’intossicazione da funghi del 2024, quando la famiglia fu salvata in extremis grazie al passaggio fortuito di un coltivatore nella zona boschiva di Palmoli. In breve: non esattamente la fiaba bucolica che molti sembrano raccontare.
Domande legittime, risposte difficili. Le posizioni in campo sono talmente estreme da rendere complicato stabilire a chi appartenga il buon senso. E proprio per questo, inevitabilmente, è arrivata lei: la già citata “narrazione potente”, stavolta evocata dall’associazione dei consumatori Sos Utenti, realtà con oltre vent’anni di attività e più di 50mila iscritti. Il concetto? Semplice sulla carta, meno nella sostanza: la storia della famiglia nel bosco avrebbe generato una sorta di pubblicità globale e spontanea per l’Abruzzo, un effetto superiore, sostengono, a quello di molte campagne istituzionali costate fior di quattrini pubblici. Una tesi che lascia perplessi già al primo ascolto, ma che merita comunque un minimo di analisi: perché definire “promozione territoriale” una vicenda segnata da intossicazioni, allarmi sanitari e interventi del tribunale non è proprio un esercizio di linearità.

La “narrazione potente”, spiegata dai promotori
Secondo la Onlus, intervistata dall’Ansa, la famiglia rappresenterebbe un modello di vita “immerso nella natura”, lontano da “contaminazioni chimiche e sociali”, improntato al rispetto dell’ambiente e basato su un modello educativo domestico radicale. Una vita alternativa che, sempre secondo Sos Utenti, avrebbe acceso l’interesse di “media, cronisti e utenti da tutto il mondo”, contribuendo a diffondere l’immagine di un Abruzzo “autentico e incontaminato”. Da qui nasce la loro proposta: un contributo straordinario della Regione Abruzzo alla famiglia, come riconoscimento del ruolo promozionale svolto involontariamente. Fra le ipotesi avanzate, anche un sostegno economico per le attività educative dei figli, con particolare attenzione all’istruzione domiciliare, e l’apertura di un tavolo istituzionale sulle comunità rurali e sui modelli di vita alternativi. Un pacchetto che, nelle intenzioni, dovrebbe valorizzare l’esperienza della famiglia come simbolo contemporaneo di un Abruzzo fuori dai circuiti convenzionali.
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