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Famiglia nel bosco, la brutta notizia prima di Natale: ora è ufficiale

L’immagine suggestiva di una vita immersa nella natura, lontana da tutto, ha lasciato spazio a una vicenda giudiziaria complessa e dolorosa, che continua a interrogare istituzioni e opinione pubblica. La storia della cosiddetta “famiglia nel bosco” di Palmoli non è arrivata a un punto di svolta importante. L’ultima decisione del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila segna un passaggio cruciale.

La notizia prima di Natale: cosa succede

L’attesa si era fatta più intensa con l’avvicinarsi delle festività. In molti, dentro e fuori le aule giudiziarie, guardavano al caso della famiglia del bosco con la speranza che il Natale potesse coincidere con un ritorno a casa dei bambini. Un’attenzione cresciuta anche sul piano pubblico, alimentata da prese di posizione e auspici arrivati pure da alcuni esponenti politici, convinti che una ricomposizione familiare potesse essere possibile. Per giorni il fascicolo è rimasto al centro di riflessioni e aspettative. Poi, poco fa, è arrivata la notizia sul verdetto.

Famiglia nel bosco e un caso che divide l’opinione pubblica

La storia dei figli di Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, ribattezzata dai media quella della “famiglia nel bosco”, ha continuato a catalizzare l’attenzione per il suo intreccio di scelta di vita alternativa, tutela dei minori e intervento delle istituzioni. Secondo quanto riportato da SkyTg24, il procedimento davanti al Tribunale per i Minorenni dell’Aquila nasce da una segnalazione dei Servizi sociali, che aveva fatto emergere una situazione giudicata critica sotto diversi profili.

Nel ricorso introduttivo del pubblico ministero minorile si parlava di «condizione di sostanziale abbandono in cui si trovavano i minori, in situazione abitativa disagevole e insalubre e privi di istruzione e assistenza sanitaria». La famiglia viveva «in un rudere fatiscente e privo di utenze e in una piccola roulotte» e i bambini «non avevano un pediatra e non frequentavano la scuola». Elementi che avevano spinto la magistratura minorile a intervenire già nella primavera del 2025, dopo che la vicenda era emersa «a seguito dell’accesso al pronto soccorso della famiglia per ingestione di funghi».

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