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Che tempo che fa, il commovente monologo di Luciana Littizzetto: “La giustizie è lenta, la violenza è molto molto veloce”

Come ogni domenica, Luciana Littizzetto ha fatto il suo intervento ieri nella trasmissione condotta da Fabio Fazio in onda su Rai 3 “Che tempo che fa”. Questa volta la comica torinese ha deciso di impegnarsi in un argomento delicato: la violenza sulle donne. La Littizzetto ha scritto una lettera allo Stato italiano per esortare i politici a fare qualcosa per tutte quelle donne che denunciano una violenza ma poi non vengono protette. “Loro possono fare il primo passo denunciando ma poi non puoi dare a loro la responsabilità di salvarsi, a salvarle devi essere tu, Stato mio.”

Che tempo che fa Luciana Littizzetto contro la violenza sulle donne

“Caro Stato, tu fai cose bellissime come la campagna di vaccinazione, i bonus bebè, i posti auto per i disabili o i calendari dei carabinieri… Ma c’è una cosa su cui dovresti impegnarti di più”. Davanti alle telecamere di Rai 3, la comica torinese ha lanciato un commovente appello alla giustizia italiana e alle autorità perché agiscano in fretta per contrastare la violenza contro le donne. Siamo troppo spesso inermi davanti a una barbarie che purtroppo troppe donne devono subire nella loro vita. “Tantissime donne ogni giorno sono picchiate, minacciate, calpestate e spesso uccise da un compagno o un marito violento. Si chiama femminicidio”.

“Però poi sono le donne che dopo aver denunciato devono scappare, andare nelle case rifugio, e frequentare i centri anti-violenza, che Dio li benedica e lo stato li sostenga, cambiare identità e città – ha bacchettato la Littizzetto -. Dovrebbero essere gli uomini violenti ad andare in un centro anti-violenza. Sei violento? E noi ti insegniamo a non esserlo più ma in un posto chiuso, dove resti fino a che non impari”.

“Il compagno violento deve essere messo in galera”

“Ti prego Stato, appena la donna denuncia, il compagno violento deve essere messo in galera. O in uno spazio nuovo che ci inventiamo apposta. Una comunità di recupero. Un centro di accoglienza, un luogo controllato che gli impedisca di nuocere.” Succede spesso infatti che dopo una denuncia da parte di una donna, l’unica misura messa in atto dalle forze dell’ordine è quella di emettere un divieto di avvicinamento che, peraltro, nessuno controllerebbe.

“Le donne vanno protette. Ci vorrebbero dei bodyguard. I politici hanno le guardie del corpo, queste donne non hanno nessuno.” Poi conclude: “Il rosso è il colore delle vittime delle violenze. Ecco, caro Stato – è l’auspicio finale -, vogliamo che tra un anno il rosso torni a essere solo qualcosa di bello. Il colore delle fragole, delle ciliegie e dei vestiti da donna di Valentino”.

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