
Personaggi TV. È morto Pippo Baudo il 16 agosto 2025, a 89 anni. L’Italia lo ha saputo in una tregua d’agosto, quando le città si fanno leggere e i palinsesti scorrono al minimo. Ma il vuoto lasciato dall’“ultimo imperatore della televisione” non è stagione-dipendente: invade memorie, piazze, salotti. E, soprattutto, mette alla prova la Rai, chiamata a trasformare il dolore in racconto pubblico con la giusta dignità e lucidità.
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Ci sono Sanremo indimenticabili.
— Alessandro®️☀️🌊🌋 (@belfiore_ale) August 22, 2025
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Rai e cordoglio nazionale: il lutto che unisce pubblico e piazze
L’eco della scomparsa di Pippo Baudo ha generato raccoglimento e attenzione su scala nazionale. Nei luoghi della sua storia – da Militello Val di Catania a Roma – non sono mancati omaggi, dichiarazioni, fiori, minuti di silenzio, programmazioni dedicate. Il movimento di persone ha mostrato, senza bisogno di statistiche, l’impronta lasciata da Baudo: decenni di televisione attraversando stili, mode, rivoluzioni tecnologiche.
La sua lungimiranza, la capacità di intuire il desiderio del pubblico e di trasformarlo in spettacolo lo collocano, volenti o nolenti, nell’olimpo dei grandi della Tv. Eppure, mentre il Paese si ferma, c’è chi storce il naso davanti a un riconoscimento percepito come blando ai piani alti. Ma cosa è successo esattamente?
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Rai in bilico: prontezza d’immagine, vuoti di leadership
Allo choc iniziale, la Rai risponde con la potenza del suo apparato: edizione straordinaria del Tg1, speciale a flusso continuo, regia in presa diretta. In video c’è Giorgia Cardinaletti, che, come è stato scritto, «dopo questo evento acquisisce per merito un ruolo di centralità ancora maggiore nelle logiche del Tg1». Una reattività evidente, figlia di riconoscenza per Baudo e di un’estate televisiva competitiva. Ma la velocità del racconto sembrerebbe non bastare se non è sostenuta da una linea riconoscibile.
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