
News TV. Il delitto di Garlasco continua a far discutere, nonostante siano trascorsi anni da quel tragico 13 agosto 2007 in cui la giovane Chiara Poggi fu trovata senza vita nella sua abitazione. Un caso che ha diviso opinione pubblica e giustizia, passando attraverso processi, assoluzioni e condanne. Ora, il tema è riemerso con forza durante una puntata di Zona Bianca, la trasmissione condotta da Giuseppe Brindisi, dove gli ospiti hanno analizzato le fasi cruciali del procedimento giudiziario che ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi.
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Le parole di Simonetta Matone
In studio, oltre agli avvocati Massimo Lovati e Antonio De Rensis, è intervenuta Simonetta Matone, che ha posto l’attenzione sul ruolo determinante di una figura chiave: il procuratore Cedrangolo. La nota magistrata ha spiegato:
“Cedrangolo in questa fase processuale è il procuratore generale presso la Corte di Cassazione che rappresenta nell’ordinamento italiano il massimo responsabile dell’ufficio del pubblico ministero, cioè il pubblico accusatore per eccellenza”.
Una posizione di rilievo, che avrebbe avuto un impatto decisivo nel ribaltamento della vicenda giudiziaria.
Il peso della requisitoria
Matone ha ricordato come il procuratore Cedrangolo, nel rileggere e analizzare le prove, abbia smontato punto per punto la ricostruzione avanzata dalla difesa, dando così nuovo slancio alle tesi dell’accusa. Non solo: la sua requisitoria è arrivata in un momento delicatissimo, dopo due assoluzioni a favore di Stasi – una in primo grado e una in appello.
Secondo Matone, è proprio in quella fase che il destino processuale di Stasi avrebbe preso una direzione irreversibile, innescando il meccanismo che lo avrebbe poi portato a essere riconosciuto colpevole.
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