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Garlasco, l’intercettazione esclusiva a “Quarta Repubblica” tra Stasi e l’ex avvocato (VIDEO)

Garlasco, l’intercettazione esclusiva tra Stasi e l’ex avvocato: cosa salta fuori (VIDEO) – Il caso Garlasco torna a far discutere con un nuovo tassello che riaccende interrogativi mai sopiti. Durante una puntata di Quarta Repubblica, il programma condotto da Nicola Porro su Rete 4, è stata trasmessa un’intercettazione telefonica esclusiva che riguarda Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio dell’ex fidanzata Chiara Poggi. La giovane fu trovata senza vita il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco, un delitto che da quasi vent’anni continua a dividere opinione pubblica, giuristi e commentatori. L’audio propone una conversazione privata tra Stasi e il suo ex avvocato Giarda, concentrata su uno degli aspetti più controversi dell’intera vicenda: il tempo trascorso tra la scoperta del corpo e la richiesta di soccorso. Il filmato tratto dalla puntata di “Quarta Repubblica” lo trovate in seconda pagina.

Garlasco, l’intercettazione esclusiva tra Stasi e l’ex avvocato: cosa salta fuori (VIDEO)

Al centro della telefonata c’è una domanda che pesa come un macigno. “Sono giusti i riferimenti dei minuti?”, chiede l’ex legale, riferendosi alla ricostruzione temporale emersa in tv. La risposta di Stasi è netta: “Sì, sono sei minuti, sul mio telefono sei minuti”. Sei minuti che, nel corso degli anni, sono stati analizzati, scomposti, interpretati in mille modi diversi. Giarda incalza: “Da quando fai l’ultimo squillo a quando chiami la croce rossa passano solo sei minuti?”. La replica non cambia: “Sì, sei minuti”. È su questo intervallo temporale che si sono giocate alcune delle valutazioni più controverse dell’indagine, diventando un nodo centrale tra accuse, perizie e sentenze. Sei minuti che, per l’accusa, sarebbero incompatibili con la versione fornita da Stasi, e che per la difesa rappresentano invece la prova di una reazione immediata e istintiva.

Alberto Stasi, imputato per l

La versione di Stasi: pochi secondi, non di più

Nella telefonata, Alberto Stasi ribadisce una ricostruzione che ha già fornito in passato, ma lo fa con toni che restituiscono il clima emotivo del momento. “Dicevano che sicuramente ero rimasto di più in casa”, racconta, riferendosi ai sospetti sollevati dagli inquirenti. Poi precisa: “Io sarò rimasto lì davvero pochi secondi”. Stasi parla di venti o trenta secondi, il tempo necessario per compiere alcuni movimenti rapidi, senza soffermarsi. “Ho fatto tutto velocemente”, insiste. Una versione che punta a spiegare perché l’intervallo tra la scoperta del corpo e la chiamata ai soccorsi sia così ristretto. Secondo lui, non ci sarebbe stato alcun indugio, nessuna esitazione prolungata. Solo una reazione immediata, confusa, dettata dallo shock.

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