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“La verità sulla Flotilla”: L’attivista svela tutto in diretta, gelo in studio

News TV. Quella che doveva essere una testimonianza d’ordine civile si è trasformata in una sequenza di immagini e parole così forti da fermare il respiro. In diretta a È sempre Cartabianca (Rete 4), Vincenzo Fullone — attivista imbarcato nella Freedom Flotilla diretta a Gaza — ha descritto dettagli della sua detenzione e del trasferimento da parte delle autorità israeliane che hanno lasciato i giornalisti in studio senza parole. Il racconto, sanguigno e viscerale, ha riacceso il dibattito pubblico sulla gestione degli attivisti intercettati in mare e sulle condizioni di chi partecipa a queste missioni.

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La testimonianza parola per parola

Fullone ha ricostruito momenti di estrema tensione: l’arresto, la deportazione, le perquisizioni ripetute e le modalità con cui sarebbe stato trattato. «Siamo stati deportati, messi in ginocchio per due ore su queste pietruzze, era cemento…», ha raccontato con voce tremante, aggiungendo dettagli che descrivono spinte, calci e perquisizioni intime ripetute più volte. Ha anche ricordato un episodio in cui una giovane donna lo avrebbe rassicurato in italiano prima di condurlo via. Le sue parole hanno puntato i riflettori su presunte pratiche di umiliazione e su comportamenti che gli attivisti definiscono sistematici. 

Il contesto della Flotilla: arresti, deportazioni e reazioni internazionali

Il caso di Fullone non è isolato: la recente ondata di missioni per rompere il blocco navale verso Gaza ha visto decine e centinaia di attivisti intercettati, trattenuti e in molti casi deportati. Organizzazioni della Freedom Flotilla hanno pubblicato comunicati sulle detenzioni e denunciato pratiche che, a loro dire, costituiscono violazioni. Allo stesso tempo, testate internazionali hanno documentato l’intercettazione di più imbarcazioni, le detenzioni in porti israeliani e le tensioni diplomatiche che ne sono seguite. Il racconto di Fullone va letta anche alla luce di questi eventi più ampi. 

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