News tv. “Con lui la più difficile”. Nove, l’Ad di Discovery parla dell’arrivo dei big: poi la stoccata alla Rai – Alessandro Araimo è il numero uno di Warner Bros Discovery Italia e Iberia. Oggi da lui lavorano Fabio Fazio, Amadeus e Maurizio Crozza. Impresa tutt’altro che facile: in un’intervista a «La Stampa» il manager ha detto che «il Terzo polo è superato. L’obiettivo è quello di creare un ecosistema editoriale che sia sostenibile anche tra vent’anni. Nessuno riesce a immaginare come sarà la televisione tra dieci anni. Ma certamente sulla smart tv si consuma ancora il 95% dei programmi della Tv lineare». (continua a leggere dopo le foto)
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Nove, l’Ad di Discovery parla dell’arrivo dei big: poi la stoccata alla Rai
«Da noi lavorano solo talenti che hanno voglia di innovare […] Dati alla mano siamo quelli che più di tutti stanno innovando la tv italiana: quest’anno abbiamo in onda dieci format internazionali lanciati da noi, sessanta concept italiani originali e oltre 70 talent. Tutti guardano al successo di Nove ma Real Time e gli altri canali del portfolio godono di una crescita straordinaria», ha dichiarato Alessandro Araimo. Warner Bros Discovery Italia in che maniera può crescere ancora? Il manager ha detto nell’intervista: «Sino ad ora non c’è stato nessun nostro investimento significativo che non abbia portato risultati positivi. È possibile che nel breve e medio periodo nel sistema media ed entertainment ci saranno altri grandi consolidamenti ai quali sopravviveranno quattro, cinque soggetti globali. Noi puntiamo ad esserci e nel 2026 lanceremo anche in Italia “Max” una nuova piattaforma già attiva in USA, America Latina e alcuni Paesi europei». (continua a leggere dopo le foto)
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Nove, l’Ad di Discovery parla dell’arrivo dei big: le parole di Alessandro Araimo
L’Ad della Rai Roberto Sergio non considera Nove concorrente e non ha elogiato particolarmente la loro offerta: «Cerco di essere sempre rispettoso di quanto fatto dai competitor e non cambierò certo approccio ora. È giusto che non si preoccupi della concorrenza ma di quanto le scelte della tv pubblica incidano sull’industria culturale italiana», ha affermato Araimo.
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