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Alex Schwazer, il drammatico annuncio in diretta a Verissimo

Ancora qualche ora e partirà la nuova edizione del Grande Fratello, che ha deciso di mescolare le carte, facendo convivere i volti noti della tv e dello sport, con quelli di gente normale che non guadagna grazie allo smartphone. Tra i famosi ci sarà Alex Schwazer, che ospite a Verissimo, ha raccontato la sua storia.

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Chi è Alex Schwazer

Alex Schwazer è un marciatore italiano, nato il 26 dicembre del 1984. Nella puntata andata in onda ieri domenica 10 settembre di Verissimo, ha raccontato la sua lunga carriera da atleta spiegando che oltre ai successi olimpici, ci sono stati anche dei gravi incidenti che lo hanno tenuto lontano dalla sua passione. Nel 2012 infatti, Schwazer è risultato positivo all’antidoping, ammettendo di aver assunto eritropoietina per migliorare le sue prestazioni. L’anno dopo la giustizia lo punisce con una squalifica di 3 anni e 6 mesi. Nel 2016, risulta di nuovo positivo, ma questa volta l’atleta si dichiara innocente, e di essere stato vittima di un complotto. Il tribunale decide di archiviare il caso penale, ma la giustizia sportiva ha confermato la squalifica fino al 2024. (continua dopo la foto)

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Alex Schwazer

Alex Schwazer e il Grande Fratello

Entro nella casa con un obiettivo molto importante per me,-ha chiarito Schwazer– che è la possibilità di raccontare la mia storia. E poi anche per il fatto di potermi allenare dentro la casa. Un conto è dire che una persona non ha mai smesso di allenarsi, un altro conto è farlo e che le persone possano vederlo. Mi allenerò ogni giorno.” Poi aggiunge: “Il 7 luglio del 2024 finisce la squalifica. Mi auguro che la squalifica venga ridotta. Se resta com’è attualmente, non avrò la possibilità di qualificarmi per le Olimpiadi. Le gare preolimpiche sono tutte prima. Ci spero, sono pronto e motivato” (continua dopo la foto)

Alex Schwazer

Durante l’intervista, Alex Schwazer ha confessato che questi anni non sono stati semplici e che la sua condanna non è stata giusta: “Sono stati anni dove bisognava lottare per dimostrare l’innocenza. Anni impegnativi, difficili, in un ambiente non mio. Il mio ambiente sono le gare, non il tribunale. Se mi sento vittima di un’ingiustizia? Sì. Una cosa è scontare una squalifica avendo delle colpe, come è successo nel 2012, un’altra è scontare una squalifica non avendo delle colpe. Il momento più brutto è stato quando da Rio de Janeiro dovevo andarmene via anziché gareggiare. È stato umiliante. […] Sono papà di due bimbi e mi auguro che a loro non succeda mai quello che è successo a me”

Il marciatore ha anche confessato di aver sofferto di depressione e di essersi messo nelle mani di uno specialista: “La depressione è una malattia, non è da prendere alla leggera. In quel momento mi ero dovuto fermare perché il mio mondo non esisteva più, non avevo gli allenamenti o le gare per cui dover funzionare in qualche maniera. Mi sono fatto aiutare da uno specialista che ringrazio e che mi ha fatto tornare quello di sempre.”

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