
Amanti beccati al concerto, interviene Caressa: “Non possono farlo”, è bufera – Che lo sport, e in particolare il calcio, viva di tifosi è una verità ormai universalmente riconosciuta. Sono loro il dodicesimo uomo in campo, quelli che con cori, applausi e fischi alimentano la tensione emotiva di ogni partita. La loro presenza sugli spalti non è più solo una cornice, ma parte integrante dello spettacolo. Un’energia che contagia giocatori, telecronisti, e perfino le telecamere. Già, perché sempre più spesso, durante le dirette, l’occhio della regia si sposta dalle azioni di gioco alle tribune: close-up su volti emozionati, gesti d’ira, lacrime di gioia, litigi, baci rubati. L’impressione è che i tifosi siano diventati parte attiva della narrazione televisiva. Ma se questo meccanismo funziona bene per lo show, è davvero innocuo per chi guarda… o viene guardato?

Dal bacio negato ai Coldplay al caso tribune negli stadi
Il tema è tornato alla ribalta dopo un episodio curioso e imbarazzante durante un concerto dei Coldplay a Boston. La celebre “kiss cam” ha puntato una coppia seduta tra il pubblico, ma al momento dell’inquadratura i due si sono ritratti, visibilmente a disagio, come se volessero scomparire. Il pubblico ha riso, la regia ha tagliato. Ma sui social è bastato poco: la voce che potessero essere amanti è esplosa, trasformando la gag in un caso virale. Un incidente di percorso? Forse. Ma è anche un promemoria: non tutti gradiscono essere ripresi, specie quando la diretta coglie un dettaglio privato fuori contesto. E lo stesso vale per lo sport.

Caressa: “Non è giusto, bisogna fermarsi”
A sollevare il tema in ambito calcistico è stato Fabio Caressa, volto storico di Sky Sport, durante una puntata del podcast Supernova condotto da Alessandro Cattelan. Il giornalista è stato chiaro: «Non vanno più riprese le tribune. Non è giusto. I tifosi non firmano nessuna liberatoria. E se qualcuno viene colto in un momento di rabbia o frustrazione, magari bestemmia senza rendersene conto, quella scena può rovinargli la reputazione per sempre». Caressa mette in guardia contro la normalizzazione di una pratica che trasforma il pubblico in bersaglio, più che in spettatore. E se a qualcuno può sembrare un’esagerazione, basti pensare ai casi limite citati in studio: «C’è stato chi è stato ripreso con l’amante, o chi era in malattia dal lavoro e poi è stato licenziato perché comparso in tv allo stadio».
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