
Personaggi tv. Fabrizio Corona a Gaza: come umilia la Flotilla – «La situazione è grave, ma non è seria». Con questa frase che mescola ironia e drammaticità, Fabrizio Corona ha aperto l’ultima puntata di Falsissimo, il format che conduce su YouTube. Questa volta, però, lo scenario è diverso da tutti gli altri: lo speciale è stato registrato direttamente dal confine con Gaza, visto che l’accesso alla Striscia resta interdetto agli stranieri. Un’esibizione che conferma ancora una volta l’attitudine di Corona a stupire e provocare, scegliendo uno dei luoghi simbolo del conflitto mediorientale per raccontare, a modo suo, ciò che sta accadendo.

Fabrizio Corona a Gaza: come umilia la Flotilla
All’inizio della puntata, l’ex “re dei paparazzi” ha precisato: «Non sono Barbero che vi racconta la storia. Sono qui per raccontarvi i fatti per come sono successi». Una dichiarazione che mostra l’intenzione di distinguersi da divulgatori e storici professionisti, proponendo piuttosto una narrazione diretta e personale. Corona, paradossalmente arrivato a Gaza prima della Flotilla, ha spiegato al pubblico le tappe principali che hanno condotto all’attuale escalation. Ha ricostruito gli eventi a partire dalla Seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri, mettendo al centro i rapporti di forza geopolitici e le responsabilità dei leader internazionali.

Trump, Putin, Meloni e Salvini nel mirino
Come da tradizione, non sono mancati gli attacchi frontali. Corona ha puntato il dito contro i grandi della Terra, con uno stile colorito e privo di filtri:
- Donald Trump: «In Alaska da Putin è stata la più clamorosa figura di merda mondiale».
- Vladimir Putin: descritto come l’uomo che ha umiliato Trump e rafforzato i legami con la Cina per mostrare la vera leadership globale.
- Giorgia Meloni: accusata di essere subalterna agli Stati Uniti.
- Matteo Salvini: liquidato come «incapace e impresentabile».
Frasi che confermano la volontà di Corona di trasformare Falsissimo in un’arena politica dove non ci sono filtri né diplomazia. Ma cosa sta facendo davvero Corona in Israele? Il suo obiettivo dichiarato è quello di “testare l’umore della popolazione”. Gira per le strade, parla con taxisti, commercianti, giovani tifosi di calcio. Le testimonianze raccolte mostrano paura e autocensura: «Non penso niente. Se qualcuno ne parla qui lo uccidono. Chi? La polizia israeliana», racconta un taxista. «A Gerusalemme è difficile esporsi. Minimo mi arrestano per sei mesi», confessa un negoziante. Parole che evidenziano quanto sia complicato esprimere opinioni sul conflitto e sulla situazione in Palestina.
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