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“Non ce la faccio più”. Franco Di Mare, l’ultima telefonata prima di morire è straziante

franco di mare

Personaggi tv. Franco Di Mare è stato un noto giornalista italiano. Inviato di guerra della Rai, nel corso della sua carriera giornalistica ha vissuto esperienze che hanno segnato profondamente la sua vita. In una recente intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, Everardo Bolletta, storico montatore di Di Mare, ha rivelato alcuni retroscena delle loro esperienze vissute insieme e alcuni dettagli strazianti dell’ultima telefonata ricevuta dal collega. Scopriamo insieme tutti i dettagli. (Continua a leggere dopo la foto)

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Franco Di Mare, il primo incontro con Everardo Bolletta

Franco Di Mare è morto nella giornata di ieri, venerdì 17 maggio 2024, all’età di sessantotto anni. Lo storico giornalista Rai era affetto da un raro tumore, il mesotelioma. Everardo Bolletta, storico montatore di Franco Di Mare, in una recente intervista per il “Corriere della Sera”, ha rivelato alcuni retroscena in merito alle esperienze vissute insieme al collega. Il loro primo incontro è avvenuto nel 1993, nel cortile di Saxa Rubra.

“Mi portò al bar. “Vieni che ti offro un caffé”. Quasi me lo mandò di traverso quando mi chiese a bruciapelo: “Vieni con me a Sarajevo che ci divertiamo, conoscerai un sacco di gente”. Risi. “A’ Frà, ma che dici? Lì c’è la guerra”. Però mi convinse e partimmo con due Lancia Thema blindate del presidente e dell’amministratore delegato, altre in Rai non ce n’erano. Le riportammo crivellate di colpi, al porto di Ancona fummo circondati dalla Finanza, ci presero per dei banditi“, ha raccontato Bolletta. I due hanno lavorato insieme per dieci anni, condividendo esperienze che hanno cambiato per sempre le loro vite. (Continua a leggere dopo la foto)

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L’esperienza a Sarajevo

Everardo Bolletta è stato il montatore di Francesco Di Mare per dieci anni. I due hanno lavorato insieme in lunghe e rischiose missioni nei Balcani. “Ci spararono tante volte. Ci fermammo a soccorrere un passante appena centrato dal cecchino. Un solo colpo gli aveva maciullato il piede. Lo trascinammo di peso sul sedile posteriore. Se uno dei due avesse rallentato, il killer avrebbe avuto il tempo di ricaricare il fucile e saremmo morti. Mamma non voleva che andassi in zona di guerra, così le raccontai che ero in America, ma poi vide il filmato della sparatoria al telegiornale”, ha raccontato il montatore di Di Mare in un’intervista per il “Corriere della Sera”.

Era coraggioso. Sempre in prima linea. Un pomeriggio stavamo attraversando una trincea — da una parte c’erano i bosniaci, dall’altra i serbi — quando intorno a noi cominciarono a fischiare i proiettili. Io mi buttai a terra, lui restò in piedi, non abbassò nemmeno la testa. Era il più bravo di tutti, e per questo molto invidiato”, ha aggiunto Bolletta. “Spesso la sera andavamo in un locale, La Boheme, dove suonava una bellissima pianista, a lume di candela, perché saltava il generatore. Per arrivarci dovevamo percorrere uno stradone tra i palazzi, attenti a non farci beccare dai cecchini”, ha aggiunto nel corso dell’intervista.

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