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Giovanni Allevi, la rivelazione da brividi sulla malattia: “Quanto mi resta…”

Personaggi tv. “Quanto mi resta, ho scelto così”: Giovanni Allevi, la rivelazione da brividi sulla malattia – Il celebre pianista Giovanni Allevi torna a far parlare di sé, ma questa volta non è per una nuova melodia o un sold out nei teatri. Dopo un lungo silenzio, Allevi ha deciso di raccontare la sua battaglia contro il mieloma multiplo con una sincerità spiazzante e, diciamolo, anche con un certo stile tutto suo. Ebbene sì, il musicista non ha perso l’ironia, nemmeno davanti alla malattia!

Giovanni Allevi sorride durante un'intervista

“Quanto mi resta, ho scelto così”: Giovanni Allevi, la rivelazione da brividi sulla malattia

A 56 anni e ben ventitré infusioni sulle spalle, Giovanni Allevi affronta la malattia con una determinazione che lascia senza parole. “Non è un farmaco chemioterapico, è un’altra cosa. Mi fa stare male per 10 giorni, sbarellato direi, come se avessi la febbre e anche il dolore alle ossa aumenta. Ma l’effetto è quello di rinforzare il tessuto osseo”. Un racconto diretto, senza filtri, che mostra tutta la sua autenticità. Tra un’infusione e l’altra, Allevi non rinuncia a essere se stesso. Racconta: “Secondo le statistiche io ho davanti due anni ancora, ma prometto che festeggerò i 95 anni, perché non credo alle statistiche”. E chi osa contraddirlo? La sua forza d’animo si riflette anche nei momenti più difficili: “Quando entri dentro questa bolla di esistenza nuova, determinata dalla malattia, hai due possibilità: cedere alla disperazione o resettare tutto e guardare alla vita col sorriso, nonostante il dolore e la paura. Io ho scelto questa seconda strada”. Parole che sembrano una lezione di vita, firmata Allevi.

Giovanni Allevi in primo piano, pensieroso

La sala d’attesa diventa il suo tempio: “Lì ci abbracciamo tutti”

Chi avrebbe mai detto che la sala d’attesa dell’Istituto dei Tumori potesse diventare un luogo di incontri e abbracci? Eppure, per Giovanni Allevi è proprio così: “È una forza che ricevo anche dagli altri pazienti in quello che per me è un luogo sacro: la sala di accettazione all’Istituto dei tumori. Una stanza grandissima con tanti guerrieri. Ci aiutiamo, ci abbracciamo”. Dimenticate le solite storie tristi: qui si respira solidarietà a ogni angolo! L’ospedale, per lui, ormai è quasi una seconda casa. E non parliamo di una casa qualunque, ma di una vera e propria “palestra di coraggio”. “Può farti paura ma poi ti accorgi che l’ospedale ti salva la vita. Lì trovo coraggio e forza, il talento dei medici e la grande professionalità del personale ospedaliero”. Un elogio a chi ogni giorno lavora nell’ombra.

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