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“Il mio cervello… non ho più controllo”. Platinette, l’annuncio sulla salute preoccupa i fan

Personaggi TV. Dopo mesi di silenzio e una lunga assenza dal piccolo schermo, Mauro Coruzzi, conosciuto da tutti come Platinette, è tornato davanti alle telecamere per raccontare la sua incredibile storia di sopravvivenza. Intervistato da Le Iene, il conduttore e speaker radiofonico ha lasciato il pubblico senza parole con parole di una sincerità disarmante: «Sono un miracolato, un sopravvissuto».
Dopo aver affrontato due ictus, uno ischemico nel 2023 e uno emorragico nel gennaio 2025, Coruzzi ha descritto con lucidità e ironia la sua nuova vita, segnata da profonde conseguenze neurologiche.

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“Il mio cervello è come l’Emmenthal”

Nel servizio andato in onda su Italia 1, Platinette non ha nascosto le difficoltà quotidiane e le conseguenze dei due gravi episodi. «Il mio cervello è come l’Emmenthal – ha raccontato – ha grossi buchi, e sono rimasti vivi tre neuroni che fanno il lavoro per gli altri cento miliardi».
Una frase che racchiude allo stesso tempo dramma e ironia, tratti che lo hanno sempre contraddistinto. Ma dietro le battute, si nasconde una verità dolorosa: «Purtroppo non ho più il controllo di me stesso».
La sua lucidità nel raccontarsi ha commosso milioni di telespettatori. Chi lo conosce bene sa che, anche nei momenti più duri, Platinette non ha mai perso quella vena provocatoria e quel desiderio di trasformare la fragilità in forza.

Le cause del primo ictus e la battaglia con il peso

Nel corso dell’intervista, Coruzzi ha ripercorso le tappe che lo hanno portato al primo evento ischemico. «Pesavo 180 kg, mangiavo mezzo chilo di pasta e bevevo una bottiglia di Coca Cola da un litro e mezzo al giorno», ha ammesso con franchezza, raccontando una vita scandita da eccessi alimentari e stress continuo.
All’epoca aveva 68 anni e, dopo il ricovero all’ospedale Niguarda di Milano, aveva iniziato un lungo percorso di recupero, perdendo oltre 40 chili e recuperando buona parte delle funzioni linguistiche e motorie. Ma il secondo ictus, quello emorragico, ha colpito il lobo frontale, compromettendo nuovamente la parola e i movimenti.
«Sono come un neonato», ha confessato con amarezza, spiegando di aver dovuto reimparare a camminare, parlare e gestire i movimenti grazie alla fisioterapia e alla logopedia quotidiana.

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