La sottile linea tra satira e diffamazione
La conduttrice ha descritto come, a differenza delle altre personalità rappresentate in modo più grazioso, la sua immagine sia stata stravolta fino a risultare quasi irriconoscibile: “Sembro un mostro“, ha aggiunto, evidenziando come il suo aspetto sia stato volutamente esagerato e deturpato.
Il problema, secondo Setta, non si limita alla rappresentazione televisiva. Le conseguenze si sono manifestate soprattutto sui social media, dove ha ricevuto minacce serie e insulti pesanti. “Gente che mi diceva che faccio schifo, che sembro una trans, che devo morire”, ha riferito, spiegando di aver proceduto a presentare un esposto alla Questura di Roma per tutelarsi da quella che avverte come una campagna d’odio.
Pur riconoscendo il valore della satira come forma di espressione, Setta sottolinea la necessità di mantenere il rispetto e l’intelligenza nella caricatura. “Sono convinta che faccia bene e che sia nata per dare fastidio e lasciare spiazzati”, ha affermato, distinguendo tuttavia tra un’interpretazione spiritosa e una che sfocia nella diffamazione.
La critica si è concentrata su un episodio specifico in cui, durante la rappresentazione, le è stato attribuito un comportamento volgare verso gli intervistati, un gesto che Setta ha trovato particolarmente offensivo e lesivo per la sua professionalità. “Questa non è più satira”, ha dichiarato, “ma diffamazione”.
L’Appello alla Professionalità
Nonostante il disappunto, Setta ha chiarito di non voler chiedere alcuna censura nei confronti di Gialappashow o dei suoi creatori. “Non la chiederei per nessuno, soprattutto per dei professionisti veri come loro”, ha concluso, riaffermando il suo rispetto per la libertà di espressione e per il lavoro dei colleghi.