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“Me l’hanno rubato”: Pippo Baudo, choc ai funerali, la denuncia

Personaggi TV. Il funerale di Pippo Baudo, scomparso a 89 anni, è stato seguito in diretta dal Tg1 con immagini di grande impatto emotivo. Un omaggio televisivo pensato per celebrare uno dei volti più amati della storia dello spettacolo italiano. Ma quella che doveva essere una cerimonia di commozione e rispetto si è trasformata, inaspettatamente, in un caso mediatico. A sollevare la polemica è stato lo scrittore e giornalista Fulvio Abbate, che ha denunciato pubblicamente la presunta appropriazione indebita di un suo video da parte del telegiornale di Rai 1.

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Il filmato inedito di Pippo Baudo al pianoforte

La scintilla nasce da un momento che ha emozionato migliaia di telespettatori: un frammento video in cui Baudo, nel suo studio romano di viale della Giuliana, esegue al pianoforte la canzone “Donna Rosa”. Un’esibizione intima, commovente e fino ad allora poco conosciuta. Ma dietro a quella clip si nasconde una storia precisa: secondo Abbate, infatti, si tratta di un filmato realizzato personalmente da lui il 26 dicembre 2019 per il suo progetto Teledurruti – o forse Pack – e mai ceduto al Tg1.

Il giornalista ha mostrato sui social anche una foto scattata in quell’occasione, ribadendo con forza: “È stato rubato il video girato da me, nel pianoforte appartenuto alla madre di Baudo. Si sappia che il frammento trasmesso durante i funerali proviene proprio dal mio lavoro”.

Nove minuti tra ricordi e confidenze

Quel video non era solo un’esibizione musicale. Era un documento prezioso di oltre nove minuti, un viaggio nella memoria di Baudo. Nelle immagini Baudo mostrava orgoglioso riconoscimenti e premi ricevuti in carriera, fotografie di famiglia con i genitori e la figlia Tiziana, oltre a cimeli legati ai suoi primi spettacoli. Non mancavano curiosità di grande valore culturale, come un dipinto firmato da Giorgio Faletti, che nel 1994 partecipò al Festival di Sanremo classificandosi secondo con il brano “Signor Tenente”.

In rete quel filmato, originariamente pubblicato da Abbate, è stato in seguito condiviso e ricaricato da altri profili, perdendo così la paternità originale. Ed è proprio da queste copie non ufficiali che il Tg1 avrebbe potuto attingere senza citare la fonte.

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