
Personaggi tv. Ornella Vanoni, l’ultima intervista inedita e la bomba sganciata su Gino Paoli – Una conversazione lunga, intensa, in cui ricordi, ferite e ironia si intrecciano con la naturalezza di chi ha vissuto senza mai nascondersi. Stasera, nel nuovo episodio di “Una giornata particolare” su La7, l’ultima intervista di Ornella Vanoni diventa un ritratto definitivo.

Ornella Vanoni, l’ultima intervista inedita e la bomba sganciata su Gino Paoli
La protagonista è Ornella Vanoni, scomparsa a Milano il 21 novembre a 91 anni. L’intervista concessa ad Aldo Cazzullo dura circa cinquanta minuti e assume il sapore di un commiato involontario. Non ci sono filtri, non c’è autoindulgenza: soltanto il desiderio di mettere ordine nei capitoli di una vita in cui palcoscenico e privato non hanno mai avuto confini netti.
L’inizio è un ritorno all’infanzia, a quel misto di paura e protezione che segna ogni bambino cresciuto in tempo di guerra. «In auto, con i miei, andavamo a Santa Margherita. Nei tunnel mi mettevo le mani sugli occhi e dicevo: non vedo, non vedo», racconta. Poi la Milano bombardata, la Stazione Centrale come un girone dantesco, la gente che si aggrappa ai treni, e un padre che la solleva tra le braccia. «Da allora l’uomo, per me, è come John Wayne: ti protegge». La chiusa? Naturalmente ironica: «Non l’ho mai trovato uno così, ma è colpa mia: sfuggo alla protezione».


L’amore che esplode: Strehler, la “nascita” di Ornella
Prima di Gino Paoli, c’era stato Giorgio Strehler, l’uomo che, parola sua — l’ha trasformata in Ornella, non solo artisticamente. «Un giorno mi disse che mi amava follemente: Farò la più bella regia della mia vita perché ci sei tu». Per lei fu una «deflagrazione». «Non sapevo cosa fosse l’amore, arrivò come un dardo e squassò la mia corazza. In quel momento sono nata io». Un amore travolgente e impossibile, perché Strehler era sposato. «Fu uno scandalo tremendo», ricorda Vanoni, frase che restituisce il peso di una relazione fuori dagli schemi in un’Italia che poco tollerava le passioni irregolari. Il legame si incrina quando lei approda a Spoleto, nel territorio “nemico” di Luchino Visconti: «Gli metto le corna, con chi non lo dico».
Si scoprirà più tardi che era Renato Salvatori. «Sono tornata e non volevo più stare con Giorgio. Le ragioni non te le racconto», chiude, lasciando a metà un capitolo enorme.

La tormentata storia con Gino Paoli
Ornella Vanoni racconta la propria vita sentimentale come una geografia di quattro grandi amori, ma uno resta sopra tutti: «Il più grande, in fondo, non l’ho mai lasciato», dice parlando di Gino Paoli. Il primo incontro sembra già una scena di teatro: «Era tutto vestito di nero». E subito arriva quella lama di ironia che lei usa per disinnescare la retorica: «Bello? No. Mi avevano detto che scriveva canzoni di m*rda ed era fr*cio, mentre di me dicevano che portavo sfiga ed ero pure lesbica». In quella battuta c’è già tutto il loro modo di stare al mondo: disincantati, diretti, allergici alle pose. La genesi di Senza fine restituisce l’essenza del loro legame artistico: lei chiede una canzone, lui arriva con la musica e basta, senza un testo, forse già con l’idea di quelle «mani grandi», le sue, che l’avevano colpita dal primo momento. Ma l’intesa non era solo creativa: «La nostra è una storia di passione, anche quella che fa soffrire. Sentivo odore di altre donne, sentivo già l’odorino di Stefania (Sandrelli)», racconta, rievocando quando Paoli la volle a Roma per presentarle la nuova compagna: «Mi disse: “Voglio che tu viva la vita che sto vivendo”. Non fu facile, ma l’ho fatto».
Il punto più oscuro arriva con il tentato suicidio del cantautore. «Una notte Paoli si spara. Andai a trovarlo in ospedale di notte, per non farmi notare dai fotografi», dice. Lì, da quel letto d’ospedale, arriva una frase che lei non ha mai dimenticato: «Mi disse: “Tutti ti vedono come un setter, invece sei un boxer”». Il primo elegante, il secondo affettuoso e potente. E Ornella sorride nel commento finale: «Io sono tutte e due le cose».
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