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“Sconcertante”, Roberta Bruzzone attacca Belen dopo le dichiarazioni a Belve

Personaggi TV. Non è bastato il solito mix di ironia e fascino per salvare Belen Rodríguez dalla tempesta mediatica seguita alla sua intervista a Belve. Durante la chiacchierata con Francesca Fagnani, la showgirl argentina ha ammesso di essere stata “aggressiva e manesca” nei confronti dei suoi ex, aggiungendo di aver “picchiato sempre i fidanzati, Stefano De Martino più di tutti”.
Una frase detta con leggerezza, forse per provocazione, ma che ha immediatamente infiammato i social. Sotto i post dedicati alla puntata si è scatenato un dibattito accesissimo: molti spettatori hanno sottolineato come, quando a compiere gesti violenti è una donna, la gravità dei fatti venga spesso ridimensionata o, peggio, trasformata in una battuta.

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Roberta Bruzzone interviene: “Sconcertante messaggio, la violenza non si giustifica mai”

Tra le voci più autorevoli a reagire alle parole di Belen c’è quella della criminologa Roberta Bruzzone, che su Instagram ha condiviso un lungo post per esprimere il proprio sdegno.
Alcuni passaggi dell’intervista sono semplicemente sconcertanti – ha scritto – non tanto per il clamore mediatico, quanto per il messaggio pericoloso che veicolano.
La Bruzzone ha spiegato che normalizzare la violenza femminile rischia di trasmettere l’idea che, in certe situazioni, colpire o umiliare un partner sia “comprensibile” o addirittura “giustificato”. “Questo non può essere accettato in alcun modo,” ha aggiunto la criminologa, ricordando che la violenza resta tale a prescindere da chi la esercita.

“Non minimizziamo la violenza femminile”

La psicologa forense, da anni volto noto della televisione italiana, ha voluto riportare la discussione su un piano di responsabilità collettiva: “L’umiliazione, l’aggressione fisica o psicologica, il controllo e la sopraffazione non cambiano natura solo perché a metterli in atto è una donna. La violenza non si divide in categorie: è un atto di dominio, sempre e comunque.”
Con parole dure ma lucide, Bruzzone ha sottolineato il rischio di una doppia morale, dove le violenze commesse da una donna vengono sminuite, mentre quelle maschili diventano automaticamente mostruose.
Secondo la criminologa, questo atteggiamento danneggia sia gli uomini che subiscono violenza, sia le donne che da anni lottano per essere riconosciute come individui completi, non solo come vittime o carnefici “per natura”.

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