Il motivo della condanna
La decisione è stata presa dopo che Lucarelli è stata ritenuta colpevole di diffamazione attraverso cinque articoli pubblicati sul quotidiano Il Fatto Quotidiano, tra il luglio 2019 e l’ottobre 2020, nel contesto del controverso caso Bibbiano. Il giudice ha considerato gli articoli scritti dalla giornalista gravemente lesivi per la reputazione del professionista. Foti, in precedenza assolto dalle accuse nell’inchiesta, è stato descritto in modo da suggerire una sua colpevolezza in episodi tragici a cui era estraneo.
La sentenza, depositata il 2 maggio, ha individuato una “volontà pervicace” di danneggiare l’immagine di Foti nei cinque articoli contestati. Tuttavia, per altri tre articoli oggetto della causa, il tribunale non ha riscontrato contenuti diffamatori. Secondo quanto riportato nel provvedimento, Lucarelli avrebbe utilizzato fatti veri per associarli in modo suggestivo all’attività di Foti, lasciando intendere una sua responsabilità in episodi drammatici, come i suicidi di un padre assolto e della famiglia Ferraro a Biella durante un processo per accuse di pedofilia. Il tribunale ha sottolineato l’uso di una modalità di scrittura volutamente suggestiva per impressionare il lettore. (Continua…)

Foti diffamato con accuse mai dimostrate
L’avvocato Luca Bauccio, rappresentante legale di Foti, ha accolto con soddisfazione la sentenza, affermando che gli articoli hanno dipinto Foti come colpevole di fatti di cui era “del tutto estraneo“, con un impatto devastante sulla sua immagine. “L’informazione non può trasformarsi in gogna“, ha commentato Bauccio, sottolineando che il diritto di critica non deve diventare un pretesto per perseguitare chi è solo un indagato.
L’avvocato ha definito la sentenza un atto di “giustizia e una conquista di civiltà“, accusando Lucarelli e il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, di aver orchestrato un processo mediatico senza fondamento. La corte ha rilevato che l’autrice ha attribuito a Foti “responsabilità senza fondamento” per suicidi di imputati, senza verifiche o prove a supporto.