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Stefano D’Orazio, la vedova Tiziana contro la figlia mai riconosciuta: cosa ha fatto quando è morto

Stefano D’Orazio, la vedova Tiziana contro la figlia mai riconosciuta: cosa ha fatto quando è morto. C’è una linea sottile tra il racconto pubblico di una vicenda giudiziaria e il dolore privato che continua a riaffiorare, anche a distanza di anni. In mezzo, restano le parole, le interpretazioni, le ferite che non si rimarginano. È su questo terreno che si muove l’intervista rilasciata da Tiziana Giardoni, una testimonianza che non cerca clamore ma rivendica, con fermezza, il diritto alla verità e alla tutela della memoria di Stefano D’Orazio, batterista e voce dei Pooh, scomparso il 6 novembre 2020. Un racconto che non si esaurisce nelle aule di tribunale, ma affonda nelle dinamiche familiari, nelle scelte intime e nelle conseguenze psicologiche di una storia mai risolta.

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Stefano D’Orazio e la difesa della sua memoria

L’amarezza di Tiziana Giardoni emerge con chiarezza quando affronta le critiche che la riguardano personalmente. «Le critiche rivolte a me posso anche accettarle», spiega, «ma non tollero che venga messa in discussione la lealtà e la bontà di mio marito». È questo il punto che considera inaccettabile: una narrazione che, a suo giudizio, altera profondamente la realtà dei fatti e finisce per colpire l’immagine umana di Stefano D’Orazio, oltre che il suo ricordo pubblico.

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Tiziana Giardoni e la rivelazione dolorosa

Secondo Giardoni, il batterista dei Pooh viene oggi descritto attraverso una lente che ignora il suo vissuto emotivo e le sofferenze affrontate negli ultimi anni di vita. Un racconto che, anziché restituire complessità, riduce tutto a una contrapposizione giudiziaria, cancellando il disagio psicologico che avrebbe accompagnato il musicista. Ed è proprio su questo aspetto che la moglie insiste, respingendo con decisione ogni accusa di strumentalizzazione. Ma qual è il nodo cruciale che ha scatenato il dibattito e mosso lo sfogo di Giardoni?

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