Le difficoltà nel lavoro e le prospettive di vita
Vittorio Sgarbi affronta quindi difficoltà anche nel portare avanti il lavoro, costretto a trascorrere il tempo prevalentemente a letto. “Faccio fatica, e poi ho problemi alla vista: per uno storico dell’arte, non è certo ideale”, ha ammesso. “Il mio dolore, che cerco di contrastare con l’assenza, è accompagnato dall’attesa”. (segue dopo la foto)
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“Trascorro una fase di meditazione dolorosa su quello che ho fatto e sul destino che mi attende. In fondo le cose che ho scritto, le opere d’arte che vedi appartengono a un progetto di sopravvivenza. Qualcosa che rimanga e che si prolunghi oltre la vita” continua il critico d’arte che mette in mostra sé come se fosse uno dei quadri che ha raccontato per tutta la sua vita. Oggi l’opera d’arte è lui, è il suo corpo a essere sotto i riflettori, commentato, e in questa nuova fase della sua vita, più ferma, tranquilla, racconta di guardare “le cose senza il desiderio di essere coinvolto. Senza rappresentare una parte” e che si sente prigioniero della sua immagine: “Era una realtà profonda che diventava immagine. Oggi, nel ripensare a certe cose di allora è come se vedessi un altro me”.