
Omicidi eseguiti da finti carabinieri, bombe nei bar, attentati a uffici pubblici. Non è un film di fantasia, ma quanto è accaduto tra il 2000 e il 2010 in Emilia-Romagna. Una regione che sembrava lontana dalle logiche mafiose e che invece, in quegli anni, è stata attraversata da una scia di violenza inspiegabile, fatta di attentati, incendi dolosi e omicidi irrisolti.
Il volto nascosto della criminalità organizzata
A Brescello, paese simbolo del mito di Don Camillo e Peppone, un omicidio firmato da killer vestiti da carabinieri scuote le coscienze. A Reggio Emilia una bomba esplode in un bar del centro. Un’altra devasta l’Agenzia delle Entrate di Sassuolo, nel modenese. La popolazione osserva, ma non reagisce: il nemico è troppo diverso da quello che si aspetta. Nessun coppola e lupara. Nessuna faida. Nessuna dichiarazione di guerra.
In realtà, è la ‘ndrangheta che si è trasformata. Ha lasciato le armi e abbracciato la strategia dell’infiltrazione silenziosa: frodi fiscali, falsa fatturazione, riciclaggio, gestione dei rifiuti, logistica, ciclo del cemento. Una mafia che, come dichiarano gli stessi boss intercettati, “fa più soldi con le fatture che con la droga”.

Un processo epocale, un docufilm che scuote
Il 23 maggio, in prima serata su Rai2, andrà in onda “AEMILIA 220”, una docufiction che per la prima volta racconta in modo cinematografico e sistematico l’espansione della ‘ndrangheta in Emilia-Romagna. Il titolo si riferisce al più grande processo per mafia mai celebrato nel Nord Italia: 220 arresti, un’aula bunker costruita ad hoc, centinaia di intercettazioni audio e video.
Diretta da Claudio Canepari e Giuseppe Ghinami, e tratta direttamente dagli atti del processo, la serie unisce fiction e documentario in un “thriller civile” che punta a scuotere le coscienze. Il racconto di un territorio che ha faticato a riconoscere il nemico, ma che ha saputo – tardi ma con determinazione – reagire.
Quando la coscienza collettiva si addormenta
Attraverso testimonianze dirette, documenti d’archivio inediti e ricostruzioni fiction, Aemilia 220 ricompone un mosaico narrativo necessario: un’indagine su come le mafie cambiano, si adattano e penetrano nei tessuti più produttivi del Paese. Ma anche un avvertimento: nessun luogo è davvero al sicuro, e la vigilanza democratica non è mai un lusso.
Una produzione radicata nel territorio
La docufiction è una coproduzione Rai Fiction – Fidelio, prodotta da Silvio Maselli e Daniele Basilio, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna tramite l’Emilia-Romagna Film Commission.
Le riprese sono state effettuate in diversi comuni emiliano-romagnoli, tra cui: Luzzara, Reggiolo, Brescello, Boretto, Guastalla, Suzzara, Gualtieri, Reggio Emilia, San Felice sul Panaro, Novellara, Parma, Bologna, Fiorenzuola D’Arda, Castelvetro Piacentino, Monticelli d’Ongina.