Il tocco Burton: outsider, luce e tenebra
Con “Mercoledì”, Tim Burton torna a fare ciò che gli riesce meglio: raccontare storie di personaggi ai margini, diversi ma straordinariamente umani. Non a caso, la serie si inserisce perfettamente nel suo universo immaginario, fatto di figure solitarie e scenari surreali. «Per me la luce e il buio vanno di pari passo nella famiglia Addams», ha dichiarato il regista, che ha creato con la serie un ponte tra il suo cinema e la sensibilità delle nuove generazioni. Un ponte che parte da opere come “Beetlejuice”, “Edward mani di forbice”, “La fabbrica di cioccolato” e “La sposa cadavere”, fino ad arrivare al gotico digitale di oggi. Quando gli viene chiesto se Mercoledì potrebbe mai incontrare uno dei suoi personaggi iconici, Burton sorride: «Non penso che le starebbe simpatico Willy Wonka», risponde ironico.


Verso una nuova fase del mito Addams
Con questa seconda stagione, “Mercoledì” non si limita a ripetere la formula vincente del primo capitolo. Si evolve, approfondisce i temi della crescita e dell’identità, porta alla luce nuove fragilità e mette in discussione il prezzo della visibilità. In attesa della terza stagione già annunciata, resta il piacere di ritrovare una protagonista dallo sguardo tagliente e imperturbabile, alle prese con l’oscurità degli altri e con la propria. E se c’è una certezza, è che l’universo di Tim Burton continua a esercitare il suo fascino senza tempo, tra sogno, incubo e un’ironia che non conosce mode.