Vai al contenuto
Questo sito contribuisce alla audience di

Allarme a Natale: l’esperta spiega quali son i cibi più rischiosi e a cosa stare attenti

Il Natale in Italia è sinonimo di tavole imbandite dove il pesce regna sovrano, tra tradizioni secolari e quel tocco di glamour che solo le crudité sanno regalare. Ma dietro il fascino di un vassoio di ostriche e gamberi si nasconde un’insidia che potrebbe rovinare non solo le tue feste, ma anche la tua salute: i consigli dell’esperta per banchettare in totale sicurezza.

Leggi anche: “Fratelli d’Italia…”. Mattarella cambia definitivamente l’inno. Cosa non si può più dire

Il legame pericoloso tra ostriche e fegato

Non è tutto oro quel che luccica, e non tutto il pesce crudo è innocuo come sembra. L’epatite A è un’infezione virale che colpisce il fegato e si trasmette principalmente per via oro-fecale. Il meccanismo è tanto semplice quanto inquietante: il virus si diffonde attraverso l’assunzione di acqua o alimenti contaminati, oppure tramite la manipolazione degli stessi da parte di soggetti infetti che non hanno seguito le corrette norme igieniche. I veri protagonisti del rischio sono i cosiddetti organismi filtratori, come ostriche, crostacei e molluschi.

Questi animali, filtrando enormi quantità d’acqua, possono accumulare nei propri tessuti il virus se provenienti da zone inquinate. La dottoressa Federica Invernizzi, responsabile di Epatologia Medica presso l’Ospedale San Raffaele, ha chiarito a Fanpage.it che la cottura completa rappresenta l’unico scudo definitivo. Ma il rischio non si limita solo a ciò che nuota nel mare, aprendo scenari che coinvolgono abitudini quotidiane insospettabili.

Non solo mare: le insidie nel bicchiere e nell’orto

Se pensate che basti rinunciare a un carpaccio di salmone per essere al sicuro, vi sbagliate di grosso. Il virus dell’epatite A è un ospite indesiderato che può nascondersi anche in prodotti insospettabili come frutta e verdura cruda, specialmente se lavate con acqua contaminata o manipolate in contesti dove l’igiene scarseggia. Nei Paesi in via di sviluppo, dove l’incidenza della malattia è maggiore, anche un semplice cubetto di ghiaccio o l’acqua del rubinetto usata per lavarsi i denti possono trasformarsi in veicoli d’infezione.

Come sottolineato nell’intervista alla dottoressa Invernizzi, è fondamentale prestare attenzione alla provenienza dei cibi e alle etichette, poiché la malattia non guarda in faccia a nessuno. La domanda che sorge spontanea è: come facciamo a capire se abbiamo contratto il virus, considerando che i segnali potrebbero essere confusi con una banale indisposizione stagionale? La risposta risiede in una tempistica che non lascia spazio a improvvisazioni.

Scopriamo tutti i dettagli nella pagina successiva

Successiva
Pagine: 1 2
powered by Romiltec

©Caffeina Media s.r.l. 2025 | P. IVA: 13524951004


Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure