
Sabato 30 settembre potrebbe scoppiare il finimondo. Il timore è che la manifestazione prevista possa degenerare, con episodi di violenza simili a quelli registrati a Milano. La città vive ore di attesa e di apprensione: tra occupazioni studentesche, presidi e cortei, c’è il rischio concreto che il fine settimana diventi teatro di scontri e disordini.
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Attesa per il corteo di sabato: Roma teme disordini
La questione palestinese accende Roma e si intreccia con la navigazione della Global Sumud Flotilla diretta verso Gaza. Nella Capitale l’attesa per l’arrivo della manifestazione di sabato prossimo, annunciata da piazzale Ostiense a piazza San Giovanni, si mescola alla crescente tensione per le occupazioni studentesche e i cortei organizzati nelle università e nei licei. La città teme possibili disordini simili a quelli di Milano della scorsa settimana, mentre i primi segnali di mobilitazione si registrano già da giorni.
L’appuntamento più atteso resta il corteo di sabato 30 settembre a Roma, che si preannuncia «molto partecipato e abbastanza caldo». Le forze dell’ordine stanno monitorando con attenzione l’arrivo dei pullman da altre regioni, previsto già a partire da mercoledì. L’incognita principale riguarda la possibile reazione di Israele nei confronti della Flotilla: qualsiasi tensione in mare potrebbe avere ripercussioni immediate nelle piazze italiane.

Occupato il liceo Cavour: «Blocchiamo tutto contro Israele»
Il primo campanello d’allarme è arrivato ieri, quando gli studenti hanno occupato il liceo Cavour di Roma. Sulla facciata dell’istituto è apparso uno striscione con la scritta: «Blocchiamo tutto per fermare lo Stato terrorista di Israele», accompagnato da bandiere palestinesi. Il comunicato del movimento Osa ha spiegato che l’iniziativa vuole sostenere «la resistenza palestinese» e la marcia della Flotilla verso Gaza, con l’obiettivo di rompere il blocco navale imposto da Israele.
Il linguaggio scelto dagli studenti mette sullo stesso piano la navigazione della Flotilla e l’occupazione scolastica, definita «un altro miglio percorso dall’equipaggio di terra». Una retorica che non nasconde la volontà di caricare di significati politici azioni che, sul piano pratico, restano manifestazioni simboliche.
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